L'opera-movie Adriana Lecouvrier della regista pesarese Cucchi ​ in onda su Rai5, tra gli interpreti il baritono Alaimo

La regista pesarese Rosetta Cucchi
La regista pesarese Rosetta Cucchi
di Elisabetta Marsigli
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Lunedì 8 Marzo 2021, 09:00

PESARO - Trasformare un’opera in un film: è questa la straordinaria operazione che la regista pesarese Rosetta Cucchi (direttore artistico del Wexford Festival Opera) ha realizzato per il capolavoro di Cilea, Adriana Lecouvrier, in onda su Rai5 mercoledì 10 marzo alle 21.15. Prodotto dal Teatro Comunale di Bologna insieme a Rai Cultura e registrato a porte chiuse a inizio febbraio, questo inedito allestimento in versione film-opera, vedrà direttore Asher Fisch, con protagonista il soprano Kristine Opolais. Tra gli interpreti anche un altro pesarese d’adozione, il baritono Nicola Alaimo nelle vesti di Michonnet.

 
I quattro atti dell’opera diventano quattro spaccati di epoche diverse. L’Adriana Lecouvrier di Rosetta Cucchi «è un coacervo di donne che, nelle varie epoche, hanno dato la loro vita per il teatro. È l’icona della donna artista: non solo il ritratto di un’attrice ma di tutte le donne che con la loro capacità, determinazione e talento, nel tempo, sono diventate icone del teatro, del cinema, della tv e di tutte le forme di teatro dal vivo». Originariamente era un allestimento nato per il teatro, ma, data la situazione pandemica, si è trasformato in un film: «L’impostazione drammaturgica di collocare Adriana nelle varie epoche è stata da subito la mia idea. Data la situazione però, abbiamo pensato di trasformarlo in opera-movie, girando scene, controscene e soggettive, come un vero film, non solo dove c’era scenografia, ma anche in diversi spazi del Comunale, alcuni ancora pressoché intatti nel loro essere settecenteschi e ottimi come location cinematografiche». Alla fine il tutto si è trasformato in una sorta di nuova forma d’arte: «Ci sono già stati grandi film sulle opere, ma girati in esterni. In questo caso c’è anche un doppio significato: quello di far capire che i teatri, nonostante la chiusura, rimangono vivi. Coniugare l’architettura del teatro a questa storia di teatro per antonomasia è stato entusiasmante, così come fare risuonare le sue mura di musica e presenza».
Adriana icona femminile e artista: «Adriana ci racconta il primo capitolo della storia, in un retropalco della prima metà del Settecento.

Nel secondo atto saltiamo al romantico 800, dove lei è idealmente una Sarah Bernhardt, tra le attrici che più hanno interpretato il ruolo di Adriana. Nel terzo approdiamo al 1920, dove il cinema entra prepotente nella società del tempo e i sentimenti sono filtrati da una macchina da presa. Nell’ultimo capitolo arriviamo agli anni ’70, in una Parigi dominata dalla Nouvelle Vague: una sorta di diario intimo di una generazione nuova, ma inquieta dove la nostra protagonista, che potrebbe ispirarsi ad Anna Karina o a Catherine Deneuve, si confronta con se stessa e con l’immagine che il mondo ha di lei, come in un film di Jean-Luc Godard e in questo spazio vuoto trova finalmente la sua vera essenza». Con lei a Bologna anche Nicola Alaimo: «Alaimo è stato davvero meraviglioso. Michonnet è un personaggio fondamentale, di una bellezza inusitata: ama senza dirlo e nell’ombra, sempre pronto, un vero direttore di scena. Credo che nella scena finale dell’opera, soprattutto, lui e la Opolais hanno dato il meglio di loro stessi». 

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