PESARO - Voce, parole e immagini per un racconto che trae spunto da una vicenda storica: Simone Cristicchi sarà da oggi a domenica 7 allo Sperimentale di Pesaro, protagonista di “Esodo”. Cristicchi racconta l’esodo degli italiani dall’Istria, una pagina dolorosa della storia mai abbastanza conosciuta e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un monumento ma a tante, piccole, umili testimonianze.
Le corde sensibili
Esodo non è uno spettacolo nuovo, ma ha sempre un grande effetto sul pubblico. «È una questione di linguaggio - spiega Cristicchi - il teatro, così come la canzone che è un’arma ancora più potente, riesce a toccare corde sensibili più di tanti libri e conferenze. Gli stessi esuli mi hanno confermato che con questo spettacolo ho quasi fatto più io che altri in oltre 70 anni. L’intenzione è sempre quella di riempire un vuoto di ignoranza, a partire dalla mia che non conoscevo questa parte di storia. Esodo nasce da Magazzino 18, lo spettacolo che mi ha lanciato nel mondo del teatro, e rappresenta un teatro più divulgativo, mentre Magazzino 18 era più un musical civile». E la memoria, oggi come oggi, è molto importante: «Penso che sia proprio come ritrovare la strada di casa.
Il mix potente
Cristicchi ha un dono che è quello di coniugare musica, teatro e poesia, un mix potente: «Il teatro civile è privo della musica, di solito: io ho creato un ibrido che, come dicevo, è uno strumento potente per trasmettere emozioni. Porto sul palco il meglio che so fare: il teatro per me è stata una sfida, ho sempre avuto un’attitudine a migliorarmi, ma non è stato facile imparare un testo di 45 minuti a memoria e portarlo in scena. Invece, poi, è stato il pubblico a spronarmi e ora in ogni spettacolo c’è la musica e in ogni mio concerto c’è il teatro». Recentemente ha scritto anche un libro sulla felicità: «Oggi non è semplice pensare alla felicità, ma tutti i grandi mistici dicono sempre che le crisi sono positive. C’è un momento di stallo per l’umanità, ma occorre rimettersi in cammino: abbiamo pensato a curare più il corpo che la nostra interiorità».