Cisco dei Modena City Ramblers con la Bandabardò al CaterRaduno di Pesaro: «Il nostro tour “Non fa paura” è un inno a guardare al futuro con positività»

Stefano “Cisco” Bellotti, l’ultimo a destra nella foto, insieme alla Bandabardò
Stefano “Cisco” Bellotti, l’ultimo a destra nella foto, insieme alla Bandabardò
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 1 Luglio 2022, 08:10 - Ultimo aggiornamento: 13:29

PESARO - È l’evento musicale dell’anno e non poteva mancare all’appuntamento con il CaterRaduno 2022 di Pesaro: domani, sabato 2 luglio, alle ore 21 Cisco, la storica voce dei Modena City Ramblers, sarà sul palco di Baia Flaminia insieme alla Bandabardò, per il tour, nonché un disco di inediti, “Non fa paura”. 


Cisco, è emozionato e felice di questa unione, in una collaborazione che nasce da un desiderio di lunga data che finalmente è riuscito a concretizzarsi. 


«Era nell’aria da tanto tempo di fare qualcosa insieme, ne parlavo spesso con Erriquez. Peccato che ora nasca dal fatto che lui ci ha lasciato. Il grande rammarico è non averlo fisicamente vicino, ma posso assicurare che ogni sera che saliamo sul palco, lui è lì con noi». 

 
Quali le similitudini tra Bandabardò e Modena City Ramblers?
«Principalmente un grande affetto: mi ricordo la prima volta che li ho conosciuti nel ’96, all’epoca del nostro terzo album, La grande famiglia: loro aprivano un nostro concerto in Toscana. Scoppiò immediatamente la scintilla, nacque un grande amore. Nel mondo della musica è difficile avere amicizie vere e sincere. Loro sono una delle poche band con cui siamo rimasti legati in tanti anni, nonostante i cambi di situazioni artistiche e di vita. Per 30 anni».


Come nasce “Non fa paura”, cosa non fa paura alla Bandabardò e a Cisco? 
«Non fa paura il fatto di fare le cose insieme nonostante tutto quello che abbiamo appena vissuto. Guardare avanti, andare oltre e farsi forza insieme, senza farsi bloccare dai progetti musicali e dalla vita: questo abbiamo voluto comunicare. Dalla pandemia, periodo difficile per tutti noi musicisti, alla guerra.

La canzone che dà il titolo all’album è una sorta di inno a farsi forza e guardare il futuro con positività. D’altronde questo disco è nato in modo così spontaneo e naturale: volevamo incidere solo quel brano, ma in 4/5 giorni i brani sono diventati 5 e così abbiamo scritto insieme un album intero».


Tante le sue collaborazioni in questi anni, ma che effetto fa tornare sul palco?
«È un effetto molto particolare: mi trovo con amici di lunga data che non sono il mio gruppo, ma, ribadisco, tutto è così naturale con loro. La gente lo nota, così come io noto l’affetto che circonda la Banda che è davvero immenso».


Ma soprattutto quanto è faticoso saltare per due ore con una Banda così scatenata? 
«Ecco questo è molto faticoso sì, come stare dietro ai loro ritmi così serrati: sprigionano così tanta energia che ti travolgono, ma gli ho chiesto prima se potevo evitare…».
Un ricordo di Erriquez?
«Tantissimi. Penso alle nostre chiacchierate, di musica, politica, società e anche di calcio: tifava per il Bologna come me! Magari non sempre eravamo d’accordo, ma credo che sia una persona che rimarrà sempre nel cuore di tutti noi». 
E nel futuro di Cisco c’è la Bandabardò?
«Dopo questo tour avrei anche voglia di tornare a fare le mie “piccole” cose. Il legame rimane e sono contento che la Bandabardò possa andare avanti: è ciò che ha chiesto Erriquez prima di morire, di portare avanti la sua grande “creatura” e in questa decisione c’è tutto il nostro amore per lui».

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