Armocida e il Pesaro Film Fest: «La vittoria di una regista e l'omaggio alla Cavani, così le donne sono diventate il nostro punto di forza»

Pedro Armocida con Biorn Andrése, il Tadzio di “Morte a Venezia” di Visconti presente alla Mostra del cinema di Pesaro per il film dedicato alla sua carriera
Pedro Armocida con Biorn Andrése, il Tadzio di “Morte a Venezia” di Visconti presente alla Mostra del cinema di Pesaro per il film dedicato alla sua carriera
di Elisabetta Marsigli
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Lunedì 28 Giugno 2021, 10:52

PESARO - Una vittoria femminile a coronamento di una 57esima edizione della Mostra del Nuovo Cinema che ha omaggiato una delle registe più iconiche e affascinanti del cinema, Liliana Cavani. Il Pesaro Film Fest ha di nuovo coinvolto i numerosi e attenti spettatori in una full immersion nei linguaggi del cinema, offrendo spunti di riflessione e non solo, come conferma il direttore artistico Pedro Armocida. 
Lo sguardo sul cinema femminile è solo uno dei punti di forza di un festival che non smette di rinnovarsi e aprirsi a tutte le forme di cinema? 
«Ci tengo sempre a non fare proclami, ma a parlare con i fatti. Penso che se ognuno di noi lavora pensando a concetti di inclusività, in generale, le cose migliorano da sole. Il festival ha, soprattutto negli ultimi anni, questa attenzione verso le donne del cinema, ma non la esibisce. La vittoria di una regista, accanto all’omaggio a Liliana Cavani, fa sì che il festival guardi a “tutto” il cinema».
L’apertura del Concorso a tutti i generi cinematografici e a qualsiasi formato, ha permesso la vittoria di un “corto” con una menzione della giuria per un lungometraggio… 
«Sì, una decisione della giuria abbastanza inedita: è dall’anno scorso che siamo aperti a qualsiasi formato, ma vinse un lungometraggio. Questo fatto mi ha sorpreso positivamente, avendo ideato un concorso abbastanza unico nel panorama dei festival, in questa mia idea di “mostra/concorso”. Non sono un fan delle competizioni tra artisti: noi lo facciamo, ma nell’idea di dare un sostegno alla nostra ricerca».
Anche quest’anno un successo, in una modalità quasi normale, con il ritorno in presenza di diversi incontri? 
«Ciò che succedeva prima sembra appartenere ad un passato lontanissimo: siamo partiti con il coprifuoco e con le incertezze del caso anche in fase di programmazione. Rispetto agli anni scorsi, però, essere riusciti a far partecipare tutti i registi del concorso, anche con collegamenti online, mi sembra una delle poche eredità positive della pandemia. Abbiamo dato spazio a 16 registi con la stessa cura e attenzione». 
Successo anche per la nuova sezione, Vedomusica?
«Questa sezione è legata al concetto di creare un’esperienza per gli spettatori, abituati a vedere un videoclip solo sul pc, sul tablet o sul telefonino. Qui lo vedevano su uno schermo cinematografico e sarà interessante approfondire, il prossimo anno, qual è l’idea di partenza di questi registi: per quale schermo viene pensato. Ma l’esperienza del festival si allarga anche a quella in spiaggia, dove vengono proiettati film in 35mm: la macchina da presa entra a far parte di un’atmosfera particolare. L’altra esperienza è stata legare Naip alla sonorizzazione di vecchi film: un altro evento unico». 
Qualche anticipazione sulla 58esima edizione?
«Manterremo l’idea della monografia, dell’evento speciale dedicato ad un regista.

Ciò che viene apprezzato nel nostro festival è l’attenzione che mettiamo anche nel produrre testi (libro e catalogo particolarmente ricco di contributi) e materiali, nel tentativo di lasciare un segno che resti nel tempo».

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