“Un’Odissea infinita”, Enzo Decaro a Porto San Giorgio: «La storia di Ulisse è il prototipo di ogni fiction»

“Un’Odissea infinita”, Enzo Decaro a Porto San Giorgio: «La storia di Ulisse è il prototipo di ogni fiction»
“Un’Odissea infinita”, Enzo Decaro a Porto San Giorgio: «La storia di Ulisse è il prototipo di ogni fiction»
di Chiara Morini
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Sabato 17 Dicembre 2022, 02:05

Il viaggio di Ulisse che torna verso Itaca, visto attraverso un omaggio alla produzione artistica che a lui si è ispirata. Sarà questa “Un’Odissea infinita”, che sarà rappresentata al teatro di Porto San Giorgio, martedì 20 dicembre, alle ore 21, dall’attore napoletano Enzo Decaro, accompagnato dai musicisti Francesco Mancarella, pianoforte, e Diego Martino, percussioni.

Enzo Decaro, quale Ulisse esce fuori da questo spettacolo?
«Mi lasci dire, innanzitutto, che è già un miracolo trovare posti dove poter passare attraverso le nostre radici. Poi l’Odissea, con il suo eroe Ulisse, è quasi il prototipo di tutte le fiction. E nel raccontare la sua storia, con Alessandra Pizzi (autrice e regista), abbiamo deciso di allargare il punto di vista a tanti che nella storia si sono confrontati con lui».

Per esempio?
«Gli esempi più noti sono autori come Cervantes o Shakespeare. Ma mica sono solo loro a rifarsi ad Omero. C’è stato Caparezza, che ha dedicato una canzone a Penelope parlando dell’Odissea femminile e dell’attesa, oppure Guccini che ha avuto lo sguardo su coloro che si confrontano con sé stessi, mettendo in luce le parti peggiori e anche migliori di sè».

Che viaggio sarà quello del vostro Ulisse?
«Sarà un viaggio bello, passando per Dante e il suo canto XXVI dell’Inferno, oppure per Springsteen che dice le stesse cose pensate da Ulisse, facendolo però a modo suo. È un classico, e per questo la sua Odissea è infinita, ed è un classico perché è protagonista in tanti altri artisti».

Ha citato cantanti, letterati, ma non ci sono autori napoletani?
«Ce ne sono eccome di somiglianze.

C’è quasi un gemellaggio con Eduardo e noi abbiamo immaginato che lui potesse trovare la pace. Invece poi no, finisce per non trovarla, proprio come capitò a Ulisse».

Antonio De Curtis in arte Totò?
«Antonio De Curtis si chiedeva sempre chi siamo noi e cosa facciamo su questa terra. Ecco si può benissimo accostare a Ulisse che si trovava davanti agli ostacoli dati dalle colonne. Il significato? Gli ostacoli non vanno saltati, ma compresi. L’esperienza dell’ostacolo affrontato aiuta a crescere».

Quanto è moderno Ulisse?
«Ulisse è moderno e antico, è presente e passato, è di ogni epoca, passata, presente e anche futura. Del resto se anche la Nasa si è ispirata a lui, chiamando una navetta spaziale “Ulisse”, vuol dire che il suo viaggio è davvero senza epoca».

Quanto i classici aiutano a crescere?
«I classici sono l’essenza, ci rispecchiano appieno. Leggerli è come avere un fratello maggiore cui attingere sempre e comunque, a cui fare riferimento».

Ha citato il teatro napoletano accostandolo a Ulisse, ma come vede il futuro della sua Napoli?
«Come Ulisse nel suo viaggio sembra cedere, così anche Napoli pare sempre sul precipizio, in una zona d’ombra, con radici, però, in zone di luce. Ulisse insegna che si può tornare ad illuminarsi».

Cosa augura quindi al teatro, e più in generale allo spettacolo, per l’anno che sta arrivando?
«La prima cosa che auguro è che continuino a esistere. Per come stanno andando le cose la cultura rischia di essere ignorata, e questo non va bene».

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