Neri Marcorè tra Pasolini e De Andrè
torna a teatro con "Quello che non ho"

Neri Marcorè
Neri Marcorè
di Lucilla Niccolini
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Martedì 26 Gennaio 2016, 20:35
ANCONA - Torna Neri Marcorè al teatro delle Muse con la nuova produzione "Quello che non ho", che nasce dall'opera di Pier Paolo Pasolini, da cui Giorgio Gallione l'ha liberamente tratto uno spettacolo, con il "commento" musicale delle canzoni di Fabrizio De Andrè. Sarà in scena ad Ancona fino a domenica 31 gennaio.

"La rabbia di Pier Paolo Pasolini e le anime salve di Fabrizio De Andrè" ispirano questo affresco teatrale, per interrogarci sulla nostra epoca, in equilibrio instabile tra ansia del presente e la speranza nel futuro: storie emblematiche, parabole del presente, che raccontano, anche in forma satirica, nuove utopie, inciampi grotteschi e civile indignazione. Giorgio Gallione, genovese, spiega il perché della scelta dei testi di De André a commentare questa sua nuova riflessione suoi tempi contemporanei: "A Genova, la riservatezza privata diventa arte pubblica, noi stessi diciamo che Genova è triste, vecchia e noiosa: siamo critici. Ci sono stati dei capostipiti, e c'è una scuola, il Teatro Stabile, molto forte: io stesso ne ho tratto alimento, come fu Liverpool con i Beatles... grandi maestri, dobbiamo citarli? Tenco, Villaggio, Bindi, Paoli, Lauzi, De Andrè... talenti autentici". 

E ha scelto Marcorè, con la sua marchigiana ritrosia che ha una qualche parentela con lo stile genovese, a interpretare questo one-man-show, come a suo tempo per l'omaggio a Giorgio Gaber e ai Beatles. Ribellioni e sarcasmi giovanili, la visionarietà dolente dei “non allineati” contemporanei, per costruire idealmente un dialogo etico e politico, tra le narrazioni dell’Italia e del mondo di due artisti in insolita assonanza. Rifiuti di plastica, che formano un enorme continente che galleggia al largo delle Hawaii; i nuovi padroni del mondo; surreali, realissime interrogazioni parlamentari; le guerre civili causate dal minerale indispensabile per far funzionare telefonini e playstation; la nostra economia in “decrescita felice”: un mosaico variegato di storie, tra satira, racconto e suggestione poetica.

I giganti del nostro recente passato rivivono così, con la loro voce profetica e dolente, nello spettacolo che fa sorridere e genera riflessione, senza pedanteria e moralismo, ma con il tono svagato e tenero tipico di Neri Marcorè. "Perché dirsi insoddisfatti del presente e restare inerti non ha senso – dice Marcorè. - Nel nostro piccolo, tutti possiamo adoperarci perché cambi il mondo attorno a noi. Sorridere serve, purché ci accompagni sempre la consapevolezza".
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