Il soprano marchigiano Marta Torbidoni in “Attila": «È unico, sarò la donna che uccide un uomo»

Il soprano marchigiano Marta Torbidoni in “Attila": «È unico, sarò la donna che uccide un uomo» Nella foto Marta Torbidoni con Alessio Cacciamani in “Attila” (FOTO PERGOLINI UFFICO STAMPA)
Il soprano marchigiano Marta Torbidoni in “Attila": «È unico, sarò la donna che uccide un uomo» Nella foto Marta Torbidoni con Alessio Cacciamani in “Attila” (FOTO PERGOLINI UFFICO STAMPA)
di Fabio Brisighelli
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Mercoledì 28 Settembre 2022, 02:45

Il soprano Marta Torbidoni, di Montemarciano, sarà Odabella nella messa in scena di “Attila” che debutterà venerdì 30 al Teatro delle Muse di Ancona. Nel suo già rilevante curriculum di opere liriche di cui è protagonista di spicco in vari teatri in Italia e all’estero, con direttori e colleghi rinomati, i titoli verdiani occupano peraltro un posto, e una considerazione, speciali. La sua bella voce del resto è in ampia sintonia con i ruoli femminili del nostro compositore fin qui interpretati. La folta capigliatura dell’eroina, con una treccia a corona sul retro, fa entrare nel clima dell’opera. 
Marta Torbidoni Odabella, una donna italica, eroica e combattiva, risoluta nella volontà di vendicarsi di Attila, che le ha ucciso il padre. Un ruolo impervio sotto il profilo vocale, sin dalla micidiale sua aria di sortita nel Prologo (“Santo di patria”). Come lo affronta?
«Questo ruolo è un nuovo debutto per me: un ruolo che raffronto a quello di Abigaille del “Nabucco”, di cui sono stata protagonista a Mainz in Germania lo scorso maggio. C’è una scrittura similare per le due intrepide donne verdiane, posizionate su una stessa linea di canto. Avevo degli scrupoli all’inizio per Abigaille, ma poi ho trovato la parte comoda per la mia vocalità . E questo vale anche per Odabella. Certo, si tratta di un ruolo ricco di virtuosismi, ma anche belcantistico, specie con riguardo alla seconda aria del personaggio nel primo atto (“Oh! nel fuggente nuvolo”)».
Questa sua significativa esperienza verdiana, a quali altre precedenti dello stesso compositore si affianca?
«Potrei cominciare con Gilda del “Rigoletto”, che ora non interpreto più perché non più rispondente alle caratteristiche attuali della mia voce; per poi proseguire con Violetta della “Traviata”, Leonora del “Trovatore”, Amalia dei “Masnadieri”, Abigaille appunto del “Nabucco”, Luisa Miller dell’opera omonima, e ora Odabella di “Attila”. Nel gennaio prossimo, ad Anversa, sarò Elvira dell’”Ernani”. Odabella è l’unico caso nel repertorio verdiano di una donna che uccide un uomo: caso limite di una vitalità femminile prorompente. Ma la stessa si espone anche sul piano dei sentimenti».
Questo ne completa la personalità?
«In tutte le eroine verdiane c’è questa duplice personalità, della donna combattiva, vendicativa e determinata da un lato, della donna fragile e innamorata dall’altro. Due aspetti che si ritrovano nelle due arie citate, in cui le opposte sensibilità caratteriali si completano. Abbiamo affrontato il problema con il maestro Guidarini e con il regista Bauduin, trovando - credo - un giusto contrappeso».
Verdi, ma anche numerosi altri operisti nel suo repertorio: Bellini, Donizetti, Puccini, Leoncavallo. In rapporto ai quali come definirebbe la sua voce?
«Una voce di soprano lirico di agilità tendente al drammatico, quindi adatto per i ruoli belcantistici, per il primo Verdi e per quelli che richiedono un’agilità non strettamente rossiniana, rapida e convulsa, ma in qualche misura di più ampio spessore».
Ci dica qualcosa su questa sua esperienza in corso alle Muse.
«Torno volentieri in questo bel teatro a distanza di qualche anno.

Da quando nel 2014 facevo parte della compagnia di canto dell’”Elisir d’amore”. Considero questa mia presenza nell’opera verdiana quasi un debutto in casa, Montemarciano è vicina. Sono giorni di lavoro tranquilli per me, questi delle prove, in sintonia con il direttore e il regista, con cui mi preparo in un clima di soddisfazione e di serenità».

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