Simone Cristicchi: «Cerco sempre la felicità. Il Festival? Una vacanza»

Simone Cristicchi
Simone Cristicchi
di Rita Vecchio
3 Minuti di Lettura
Martedì 29 Gennaio 2019, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 07:58

MILANO - Cos'è la felicità? Qual è l'ultima volta che ti sei sentito felice? Cosa dovremmo fare per costruire un manuale della felicità? Sono le tre domande che Simone Cristicchi sta facendo in giro per l'Italia e che farà anche al Santo Padre, tornato dal viaggio a Panama. E mentre fa domande sulla felicità, e si prepara per il suo quinto Sanremo con Abbi cura di me, è anche in tour teatrale. E lo sarà fino a due giorni prima del Festival. Sul palco dell'Ariston duetterà con Ermal Meta che ricambierà il favore: lui e Fabrizio Moro infatti lo aveva voluto sullo stesso palco lo scorso anno.

E siamo a cinque. Dodici anni fa la vittoria con Ti regalerò una rosa e tanto di Premio della Critica: sempre emozionato?
«L'emozione non manca mai. Ma, abituato come sono a stare in giro per i teatri, per me tornare a Sanremo è come fare una settimana di vacanza. Pensi che il 5 febbraio festeggerò anche il mio quarantaduesimo compleanno».

In vacanza con una canzone preghiera rivolta a tutti.
«...e dove ho messo dentro tutta la mia vita. L'intento è chiaro: canto bellezza, felicità, perdono, meraviglia, dolore e quel vuoto che sentiamo. Abbi cura di me è una richiesta di aiuto. Anche gli uomini sono fragili. Prendersi cura di una persona dà un senso alla vita. L'abbraccio salva, anche quando è invisibile».

L'ultima volta che è stato fragile?
«Bella domanda. Ogni giorno abbiamo la nostra battaglia da combattere. Ma io ho la mia filosofia: ho imparato ad arrendermi. Lascio scorrere, lascio fluire senza oppormi. Non inseguo applausi, classifiche, successi, numeri. Così sto meglio e infatti le cose positive sono arrivate da sole».

Significa che ha eliminato la parola aspettativa?
«L'aspettativa è una gabbia che costruiamo con la nostra mente. Ci aspettiamo che le cose vadano come vogliamo e quando ciò non accade, ne soffriamo».

La canzone darà il titolo a un disco in uscita l'8 febbraio.
«È una raccolta di canzoni famose e di quelle nascoste dentro i miei dischi che avrei voluto lo diventassero, come L'ultimo valzer, Angelo custode, Cellulare e carta Sim. Canzoni che potranno avere nuova vita. E l'inedito Lo chiederemo agli alberi».

Oltre a cantare, si è messo a fare domande?
«Sì. Ma solo per il mio documentario che uscirà tra poco, Happy next alla ricerca della felicità, in cui il tema centrale è proprio quello della felicità. Intervisto più di cento persone, dai monaci al lama tibetano, da vip a gente di strada, con problemi psichici, richiedenti asilo, immigrati».

Ha sentito anche Salvini?
«No. Ma sarebbe bello poterlo fare e avere una sua idea di felicità. Lui come politico dovrebbe essere creatore di felicità, no?».

Cosa è venuto fuori?
«Un arcipelago di risposte di grande umanità.

La verità è che dovremmo smettere di correre, fermarci a riflettere su cosa davvero conta nella vita».

© RIPRODUZIONE RISERVATA