Un tributo doveroso è quello conferito a Pasquale Rotondi in occasione della mostra “Arte liberata”, inaugurata alle Scuderie del Quirinale, nella Capitale, per ricordare la sua opera di messa in sicurezza di tanti capolavori dell’arte italiana, contro le minacce della seconda guerra mondiale. Ne è curatore Luigi Gallo, direttore della Galleria Nazionale delle Marche di Urbino, assieme a Raffaella Morselli. Pasquale Rotondi, soprintendente delle Marche in tempo di guerra e direttore della Galleria Nazionale a Palazzo Ducale di Urbino, fu tra i protagonisti di quel difficile momento.
Il salvataggio epocale
Allievo di Adolfo Venturi e Pietro Toesca a Roma, ispettore presso la Soprintendenza di Ancona dal 1933 al 1938, fu poi nominato soprintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche. In questo ruolo portò a compimento un salvataggio epocale, proprio nel Palazzo Ducale di Urbino, quindi nella Rocca di Sassocorvaro e nel Palazzo dei Principi di Carpegna, adibiti a rifugio di numerose opere d’arte allontanate dalle grandi città, per salvaguardarle dai danni della guerra e dalle razzie degli occupanti. «La storia degli eroici protagonisti che salvarono il patrimonio italiano durante il secondo conflitto mondiale, come Pasquale Rotondi – sottolinea Luigi Gallo - rappresenta un caso esemplare nella formazione di un’identità professionale degli storici dell’arte italiani». La Galleria Nazionale delle Marche svolge un ruolo primario nell’organizzazione e realizzazione della mostra, assieme all’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione e all’Archivio Storico Istituto Luce. È da sottolineare che la mostra è resa possibile grazie alla disponibilità dei Comuni e dei relativi Musei Civici, delle diverse Curie e relativi Musei Diocesani, nonché alla collaborazione delle Soprintendenze.
L’esperienza
Nella regione resta viva la memoria dell’intrepido soprintendente. «L’esperienza della tutela in tempo di guerra - scrive Luigi Gallo nel catalogo della mostra romana - resta un monito sui rischi che corre il patrimonio culturale, messo in salvo dagli interpreti di una vera e propria epopea: le loro gesta costituiscono un esempio imprescindibile di civismo, testimoniando l’urgenza e l’efficacia dell’azione di un’intera generazione di funzionari dello Stato che permise di salvare l’immenso patrimonio culturale italiano, offrendolo alla contemporaneità».