L'oboista Di Rosa oltre il lockdown: «Suonerò per il ponte di Genova»

L'oboista Francesco Di Rosa mentre abbraccia il Maestro Ezio Bosso
L'oboista Francesco Di Rosa mentre abbraccia il Maestro Ezio Bosso
di Chiara Morini
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Domenica 14 Giugno 2020, 03:20
MONTEGRANARO - Una ripresa al momento incerta, la difficoltà del lockdown, ma soprattutto la scomparsa dell’amico Ezio Bosso: Francesco Di Rosa, primo oboe solista nell’Orchestra di Santa Cecilia a Roma (con cui suonerà all’inaugurazione del ponte di Genova), da Montegranaro si racconta alla vigilia della riapertura delle attività culturali e di spettacolo.
Francesco, come e quanto ha pesato, per lei, il lockdown?
«Ha pesato tanto e pesa ancora, devo dirlo. Siamo stati i primi a chiudere, ma intenzioni serie per farci ripartire ancora non ne vedo. È chiaro che non si possono fare assembramenti, si spera nei festival estivi. Ma la lirica e il nostro genere temo dovranno aspettare più a lungo. Per me è stato come vivere in un mondo nuovo. Prima dello stop io giravo dappertutto: in una settimana potevo essere anche in cinque città diverse. Poi la chiusura è stata come un trauma. Quando ho capito che sarebbe stata una cosa lunga, ne ho approfittato per riflessioni interiori. Ho comunque continuato con la didattica, anche se a distanza. E devo dire che l’online, in questo caso, mi ha avvicinato di più agli allievi, che ho visto molto più attivi».
Secondo lei l’online ha fatto bene o male alla musica?
«La rete inizialmente ha messo a disposizione opere, ha fatto capire che la musica era vicina alla gente. Sono andati online anche i Berliner, Santa Cecilia, la Scala. È stato positivo, c’è stata vicinanza al popolo, magari ha contribuito a far scoprire il valore consolatorio della musica. Poi se si va un po’ più a fondo si capisce che la musica è stata emarginata. Il settore nel complesso è in difficoltà. Attorno a noi ci sono molti lavoratori dimenticati. Spero che se ne ricordino». 
La cultura che destino ha?
«In questo paese è maltrattata. In Germania, ad esempio, la cultura è in primo piano». 
Cosa fa da quando è finito il lockdown? 
«Sono sempre con l’oboe in mano, o in sella alla mia bicicletta, in giro per le nostre colline fermane».
Quanta sete di musica hanno gli spettatori?
«Me lo chiedo anche io. Di sicuro c’è chi verrà subito e chi invece avrà paura. La situazione è confusa». 
Poco tempo fa è scomparso il grande maestro Ezio Bosso. Che ricordo ha di lui? 
«Ho perso un grande amico. È stata una bruttissima notizia. Il mio ricordo di Ezio Bosso è quello di un’amicizia lunga cinque anni, durante i quali ci sentivamo sempre. L’ultimo concerto insieme a Pesaro, i primi di febbraio, poi l’ho incontrato di nuovo a Bologna a metà dello stesso mese».
Si sono commosse (forse) tante più persone di quante lo apprezzassero. Che ne pensa?
«Sì, in effetti si è letto di tutto, anche da parte di chi forse lo snobbava. Allo stesso tempo però sono rimasto stupito dei riconoscimenti e meriti che il Paese tutto gli ha tributato. È vero che Sanremo lo ha reso famoso, ma lui subito ha capito che la musica andava fatta per tutti, lui ha difeso la musica anche durante il lockdown». 
Come riprenderà l’attività Francesco Di Rosa? 
«Tanti appuntamenti rimandati a data da destinarsi. Al momento zero, c’erano dei corsi estivi, ma saranno online. Con l’orchestra di Santa Cecilia dovrei essere a Genova, il 27 luglio prossimo, per l’inaugurazione del nuovo ponte. Poi vedremo ad agosto».
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