Russo in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a Montegiorgio e Ancona: «Il mio Dario ricco di umanità»

Russo in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a Montegiorgio e Ancona: «Il mio Dario ricco di umanità»
Russo in “Qualcuno volò sul nido del cuculo” a Montegiorgio e Ancona: «Il mio Dario ricco di umanità»
di Chiara Morini
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Lunedì 28 Novembre 2022, 04:40

MONTEGIORGIO - Torna in scena, con la rielaborazione di Maurizio De Giovanni, l’adattamento teatrale di “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, per la regia di Alessandro Gassmann. Protagonista Daniel Russo, nel ruolo di Dario, che sarà insieme agli altri attori della compagnia al Teatro Alaleona di Montegiorgio mercoledì, 30 novembre, alle ore 21 (info: 0734952067), e poi alle Muse di Ancona (1-4 dicembre, info 07152525).


Daniele Russo è stato difficile entrare nel personaggio di Dario? 
«Sì e no. La difficoltà maggiore, per me, era data dal fatto che io aderivo al pensiero di Dario, credo che lui sia nel giusto. E man mano mi è capitato, a volte, anche di improvvisare, ora nascono nuove reazioni. Ripeto sono d’accordo con lui».

 
Perchè alla fine Dario non scappa dall’ospedale psichiatrico? 
«Questa è la chiave di volta, la maggiore differenza esistente tra me e Dario. Lui, rimanendo nell’ospedale psichiatrico, si immola, è epico in questo. Io non ci riuscirei. Lui non ha niente da perdere e forse resta anche perché in fondo là dentro ha trovato la sua umanità». 
La storia sembra molto attuale… «Tolte le mura del carcere psichiatrico, che non ci sono più, è una storia attuale perché la si potrebbe trovare a scuola, nei centri di accoglienza. Le dinamiche, per quanto diverse, sono però attualissime...». 


Può questo spettacolo lasciare il segno? 
«Il teatro ha questa funzione e, pur con i suoi limiti, però aiuta. Io recito, tu spettatore vedi lo spettacolo, e ti “vesti” con i vestiti dei personaggi. Questo aiuta a comprendere meglio le ragioni degli altri e, anche se aiuta solo a capire che esistono gli altri, sì, penso proprio che può migliorare il mondo». 


Quindi Dario cosa può insegnare allo spettatore? 
«Può aiutare a comprendere che le regole possono essere riscritte, e che ce n’è bisogno.

Farsi governare solo da esse però no, servono le emozioni: l’essere umano vive di sentimenti, ma ha bisogno di regole e deve applicarle». 


Non è quindi uno spettacolo solo drammatico? 
«No, si ride anche tanto. Sa, quando si mette in scena la follia, nello spettacolo inevitabilmente arrivano momenti di ilarità e anche noi ci divertiamo. Anche queste sono emozioni. No, non facciamo un “drammone”». 


Perchè vederlo quindi?
«Per l’altalena di emozioni che propone». 


Com’è stato lavorare con Alessandro Gassmann alla regia?
«Quello che sto per dire non sono parole di circostanza, però ci tengo a sottolineare che lui è un attore prima che regista. Lui nella direzione ragiona da collega, ha le idee chiare e questo ti fa lavorare serenamente. Sa benissimo come deve andare una scena e con chi, e riesce a fare gruppo. E per uno spettacolo, questo fa assolutamente la differenza. Cementare un gruppo, infatti, nel nostro lavoro, è molto importante per la coesione e quando un gruppo, sul palco, recita coeso, il pubblico nota, lo avverte. Lui, intendo dire Alessandro, crea delle fantastiche squadre».


Nelle Marche era già venuto prima?
«Sì, ero stato proprio a Montegiorgio, ma mai ad Ancona. Sono curioso di scoprire anche questo pubblico. Le Marche, in generale, mi piacciono e mi ci trovo bene ogni volta che vengo».

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