Matteo Francia e il ritorno a San Ginesio: «Mi emoziona il borgo dal quale da ragazzo sognavo di andare via»

Mattia Francia e il selfie al bar Centrale nella piazza di San Ginesio con Remo Girone e la moglie Victoria Zinny
Mattia Francia e il selfie al bar Centrale nella piazza di San Ginesio con Remo Girone e la moglie Victoria Zinny
di Lucilla Niccolini
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Domenica 11 Dicembre 2022, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 10 Marzo, 15:19

La piazza Gentili di San Ginesio, dominata dall’inconfondibile facciata della Collegiata, non è più la stessa di quando Matteo Francia, ancora adolescente, accompagnava il Palio dell’Assunta col rullo del tamburo. «Quando torno, mi fa tristezza, vederla “impacchettata” dai sostegni, resi necessari dopo il terremoto del 2016». La piazza non è più la stessa anche perché in tanti se ne sono andati, dopo il sisma.

«Quanta folla, d’estate, quando mia sorella e io indossavamo i costumi medievali e sfilavamo per il borgo, orgogliosi di far parte di quella comunità festosa. Sono stato tamburino, prima, poi danzatore». Il teatro ce l’aveva nel sangue già allora. «E pensare che non sapevo ancora che san Ginesio è il protettore degli attori». L’ha scoperto quando Isabella Parrucci, direttrice di Ginesio Fest, l’ha invitato a partecipare alla manifestazione, che da tre estati riempie il borgo di gente di spettacolo. «Una sorpresa, assistere nel mio paese a performance stupende, e imbattersi, proprio qui, in personaggi famosi conosciuti a Roma. Sono stupefatti dalla bellezza del panorama che si gode dal Colle Ascarano, dal colore dei tramonti sui Sibillini. Remo Girone e Lino Guanciale non finivano di ripetermi che ne sono rimasti affascinati».


L’orgoglio cittadino


A 25 anni, Matteo ha provato un nuovo orgoglio cittadino, un degno campanilismo. «Sono fiero di ritrovare qui, da dove sono partito giovanissimo, subito dopo il diploma, persone che è più facile incontrare a Cinecittà, nei teatri di posa, nel mondo dove anch’io, ormai, credo di avere trovato un posticino». Di strada ne ha fatta tanta, Matteo Francia, da quando era allievo del Centro teatrale Sangallo di Tolentino. Anzi, da quando, prima ancora, scandiva le sue prime battute, nel ruolo di narratore dello spettacolo scolastico sull’Odissea. «E giorni fa, di ritorno a San Ginesio, ho incontrato di nuovo la maestra Daniela, che mi aveva affibbiato quella parte, che allora mi era sembrata riduttiva». È intervenuto, divenuto ormai gloria locale, a inaugurare, col sindaco Ciabocco, un’aula verde nella scuola elementare di Passo San Ginesio. «La mia scuola.

Fino a diciott’anni ho vissuto in quella frazione, e tutti mi conoscono. Insegnanti e bidelli mi hanno fatto una gran festa, e la maestra mi ha chiesto di raccontare ai bambini la mia storia. Mi ha commosso una scolara, che mi si è avvicinata, con gli occhi brillanti, per farmi notare che anche lei era stata scelta per la recita».


A Passo, due file di case lungo la strada statale Picena, non ci sono molti svaghi. «Solo a carnevale, ci mascheravamo per il veglione al Mirage, una sala da liscio, e pub, che è rimasta tale quale come allora. Come il bar Centrale, in piazza Gentili, dove salivamo a prendere il fresco d’estate e a mangiare il gelato: gusti Lella e Nutella, i miei preferiti». Quel bar resta ancora il punto di ritrovo dei paesani, che durante il Ginesio Fest osservano, con il distacco serafico dei marchigiani, i vip dello spettacolo che sorbiscono uno spritz, raccomandando gli uni agli altri di visitare gli angoli “imperdibili” del borgo. «Si fa presto, a girarlo tutto. Ma la passeggiata è incantevole, con la vista dei colli digradanti, l’azzurra lamina lontana del mare, il dorso del monte Cònero. Non ho perso l’abitudine, quando sono qui, di salire all’Ascarano al tramonto». Tra una tournée e l’altra, gli capita sempre più di rado di tornare a casa. «È incredibile come sia cambiata la mia prospettiva. Quand’ero piccolo, San Ginesio mi andava stretta, non vedevo l’ora di andarmene. Adesso, questi luoghi mi danno un senso di pace, mi regalano emozioni che allora non avrei saputo immaginare».

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