Il lascito di Mario Dondero
500 mila scatti per le Marche

Mario Dondero a Fermo
Mario Dondero a Fermo
di Domenico Ciarrocchi
3 Minuti di Lettura
Martedì 15 Dicembre 2015, 18:29 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 20:33
FERMO - “Sono disordinato: se non fosse stato per loro non ci sarebbe stato un vero archivio”.


Era l’aprile 2014 e Mario Dondero si era prestato volentieri alla presentazione del progetto portato avanti dalla Fototeca provinciale di Altidona: dare ordine e senso alla sua sterminata produzione di scatti. Mezzo milione di clic passati dalla realtà alla carta, e poi dalla carta all’arte. Come se nulla fosse. Come se fosse semplice.

La notizia della scomparsa del grande fotografo (aveva 87 anni e dagli anni Ottanta aveva scelto Fermo come città adottiva, tappa d’obbligo fra una trasferta a Parigi e una sosta a Milano) ha fatto il giro del mondo. Dietro quel sorriso ironico e quella cordialità disarmante c’era un personaggio di caratura straordinaria.

E dietro ancora l’intuito geniale che lo aveva portato a scovare fra i dolci paesaggi delle Marche, i suoi vicoletti silenziosi, i suoi protagonisti schivi, quel senso della vita che sfugge ai marchigiani stessi. Il lavoro di Altidona, paesino in collina affacciato sull’Adriatico (e cos’altro, altrimenti?) diventa il legame futuro fra il fotoreporter e la sua terra adottiva.

“La sua fotografia - commenta Giuseppe Buondonno, già assessore alla Cultura della Provincia di Fermo e di Dondero grande amico - la immagino come un ponte dal Novecento agli anni nostri. La cosa più bella è l’idea di quanti ragazzi dei prossimi anni potranno vedere gli ultimi e i deboli con gli occhi e il cuore di Mario”. Il lavoro è stato portato avanti insieme al maestro. Ora va completato.

All’epoca era stato lanciato in un incontro alla Sala dei Ritratti dai tanti amici di Dondero, dall’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti al fotoreporter Uliano Lucas, quest’ultimo fra i personaggi attesi domani all’addio. I funerali laici si terranno in quella stessa sala, attesi anche Valentino Parlato e i rappresentanti di Emergency. E tanti altri personaggi, di quelli che Dondero portava nelle Marche.

“Voglio - dice ancora Buondonno - abbracciare i figli ed esprimere gratitudine e ammirazione alla compagna Laura Strappa, delicata, autorevole e decisiva. Il lavoro di digitalizzazione e scrematura è andato avanti. Per Pacifico D’Ercoli, Andrea Del Zozzo, l’associazione Belvedere e gli altri è un impegno notevole”.

L’occhio al servizio degli ultimi, come titolava ieri ’La Repubblica’, diviso fra la quiete di vicolo Zara, in centro a Fermo, e il palcoscenico del mondo, ha regalato foto a destra e a manca, vissuto i suoi scatti con tale voglia di raccontare la natura umana, che ordinarli sembra un “ossimoro”, come chiosa Buondonno. Ma è un’impresa che le Marche gli debbono, e non solo Fermo.

Le Marche di Senigallia e Macerata, o quelle di Jesi, dove, grazie all’amicizia che lo legava all’artista Bob Money, spesso sono nate collaborazioni e attestati di stima. Il suo affetto e il suo legame con la regione nei prossimi decenni saranno lì, ad Altidona. Un patrimonio che seppe stupire lo stesso Dondero.

“Riguardando le foto - aveva detto al nostro giornale - ho ritrovato uno scatto fatto a Fidel Castro, ad Algeri. Era il 1978. Una foto che non ricordavo. E mi ha fatto piacere scoprire un’immagine di Henri Alleg, un giornalista che aveva pubblicato un memoriale, ’La Question’, sulle torture durante la guerra d’Algeria. E’ una foto unica: ce l’ho solo io. E ci tengo molto”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA