Marina Massironi al Colle dell'Infinito
a Recanati tra Otello e Desdemona

Marina Massironi
Marina Massironi
di Lucilla Niccolini
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Sabato 2 Luglio 2016, 21:06
RECANATI - Favolosi, i “Giorni” di Giacomo Leopardi a Recanati che il 3 luglio, dopo l'Aperitivo letterario alle 19 nel cortile di Palazzo Venieri con Massimo Polidoro, si chiudono nel nome di Otello. Proprio l'eroe con cui si apre quest'anno Macerata Opera Festival ha dato spunto a una singolare pièce sulle note dall'opera di Verdi dedicata al Moro di Venezia. È protagonista di “Ma che razza di Otello?” (alle 21 al Colle dell'Infinito) Marina Massironi, voce e sguardo da quindicenne arguta e timida. «Hanno lanciato l'idea di questo spettacolo i tre straordinari musicisti in scena con me, dal vivo: Fabio Battistelli, clarinettista, Augusto Vismara al violino e Neruda al pianoforte. Con il regista Massimo Navone abbiamo cominciato a chiederci come poter di nuovo raccontare, anche a parole, non solo con le note di Verdi, questo tragico apologo dell'animo umano. Abbiamo chiesto all'arguzia, all'intelligenza di Lia Celi un testo che, partendo dalla fiaba di Giambattista Giraldi Cinzio che diede spunto a Shakespeare, ne desse, attraverso Boito e Verdi, una rilettura dotata della leggerezza necessaria per avvicinare il pubblico a quest'opera».

Tanta musica, arrangiata e liberamente interpretata, ma fedelmente. E senza un soprano: com'è possibile? 
Non canto, non provo neanche a fare il verso a qualificatissime prime donne. No, io cerco il senso di questa storia, anche coinvolgendo la realtà attuale: una storia di antagonismi e razzismo, gelosia e amore.... 

Dove si tratta anche di femminicidio, no? 
Potremmo chiamarla una macchina del fango, in cui la realtà viene distrutta passo dopo passo.

Marina Massironi, che è voce narrante della pièce, a tratti si veste dei panni di Desdemona. E magari di Otello?
No, lui resta sullo sfondo, è protagonista mediato dell'intera storia.

Mentre Desdemona domina la scena: viene riabilitata?
Non mi faccia dire di più: le sue rivendicazioni si accampano rispetto agli eroi negativi della storia, ci apre gli occhi, fino alla sorpresa finale... che non posso rivelare!.

Accanto a Marina, Massimo Navone approva con la testa. «La cosa interessante e difficile di questo lavoro è l'equilibrio tra linguaggi diversi, così come il ritmo, molto veloce, e diverso da quello del melodramma. Abbiamo voluto immergere la vicenda, con il sostegno della musica di Verdi, in una dimensione diversa, con un altro respiro. E comunque, siamo in una mini tournée di rodaggio, ogni notizia di attualità aggiunge qualche elemento. Un esempio? Brexit. È una piacevole riflessione sull'umanità di sempre, che sfugge a schemi e catalogazioni».

Massimo, da zero a dieci, quanto merito della piacevolezza va a Marina? 
Dieci, naturalmente! I riflettori sono su di lei, anche se una notevole componente è rappresentata dai tre musicisti.

E intanto Marina Massironi si guarda attorno. «Ah, le colline marchigiane! Ricordo con nostalgia il periodo che ho trascorso provando con la Compagnia della Rancia in un agriturismo presso Tolentino, tra voli di lucciole. E magari domattina riuscirò a fare un tuffo sotto il Conero. 
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