Senna, il campione e i ricordi. Marco Bocci protagonista de “Lo Zingaro” sabato alle 21.15 al Vaccaj di Tolentino

Marco Bocci sarà sabato a Tolentino (FOTO GIADA DI BLASIO / UFFICIO STAMPA)
Marco Bocci sarà sabato a Tolentino (FOTO GIADA DI BLASIO / UFFICIO STAMPA)
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Dicembre 2022, 02:15

TOLENTINO - La storia di un pilota automobilistico sconosciuto legata al mito della Formula 1, Ayrton Senna: “Lo Zingaro”, questo il titolo dello spettacolo fuori abbonamento in scena sabato 17 dicembre, alle ore 21.15 al teatro Vaccaj di Tolentino, vedrà protagonista Marco Bocci.
Marco Bocci, come nasce “Lo Zingaro”?
«Lo spettacolo nasce per caso, e se vogliamo è figlio del mio desiderio di tornare a teatro dopo 4 anni. Per farlo cercavo il testo giusto, volevo un monologo, era più semplice per tornare subito sul palcoscenico. Durante la prima ondata della pandemia, con la produzione di Stefano Francioni insieme a Marco Bonini e Gianni Corsi abbiamo scritto questo testo su di me, mettendo insieme varie cose». 
Quanto Senna c’è in questo spettacolo? E quanto Marco?
«C’è molto di Senna, e anche di me. Sono cresciuto con il mito del pilota brasiliano. Vede, mio padre era un ex pilota, e ho vissuto belle esperienze, bei momenti, ho dei gran bei ricordi. Da lì è facile collegare il tutto ai grandi miti. Ricordo quando partivamo tutti insieme con il camper, e si girava l’Europa, creando legami. Quindi il campione e i ricordi».
Ricorda l’incidente che gli costò la vita?
«Sì, i ricordi sono tanti, c’è anche quello. Ma ce ne sono anche di stupendi come la prima volta che lo vidi passare davanti a me. Nella narrazione parlerò di due vite in parallelo, quella di Senna e quella dello Zingaro. Fino all’incidente, quando c’è, peraltro, la chiave di volta dello stesso Zingaro».
Si sente che amava Senna.
«E chi tra gli appassionati di corse e di automobilismo non lo amava? Era impossibile non amarlo, correva con una gran passione, era uno dei veri campioni, disposti a tutto per vincere».
Anche lei, Bocci, ha corso, che ricordi ha?
«È complicato spiegare a parole. Posso dire che è liberatorio, è una sfida ardua con te stesso, sono quei momenti in cui stacchi tutto e da tutto e non pensi a nulla. Sono quei momenti in cui la vita si ferma, e hai la possibilità di vivere il presente attimo dopo attimo. Mi è successo dopo anche con le arrampicate: dopo aver interpretato Walter Bonatti, mi sono sentito come coinvolto, cominciai a fare arrampicata, guardando la roccia piana, avevo paura non sapendo come andare avanti, ma guardando giù mi rendevo conto cosa avevo fatto. Lì la testa, il cervello, cercava di aiutare per ogni chance, che era la singola roccia».
Come superare i limiti, o, per citare il sottotitolo dello spettacolo “non esiste curva dove non si possa sorpassare”?
«Sì, intendo proprio questo, la consapevolezza dei limiti: quando non si sa come fare per superarli, o andare oltre, ma non ci si ferma, perché non esiste problema che non si possa risolvere».
In questi giorni è sul set, film o fiction in arrivo?
«Non so quanto posso dire, è un docufilm sulla vita di un artista».
Preferisce il teatro, il cinema o la tv?
«Non c’è una cosa che preferisco fare rispetto alle altre.

Mi diverto ovunque».

© RIPRODUZIONE RISERVATA