Sylvia Catasta, una marchigiana
alla ribalta del mondo delle sette note

Sylvia Catasta
Sylvia Catasta
di Stefano Fabrizi
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Domenica 28 Agosto 2016, 17:32
FERMO - Sylvia con la y. E’ l’unico vezzo. «Tutti mi conoscono così», replica. Sguardo fiero, loquace sull’argomento musica, restia su tutto il resto. Sylvia Catasta, marchigiana (nata a Lido di Fermo) ha una vita dedicata alle sette note. Anche se il primo input è stato… atletico. In tutto questo anche una buona dose di casualità.

Ma andiamo per ordine. Giovanissima, fisico da gazzella, la mettono in squadra per partecipare alle gare regionali e le affidano il salto con l’asta. «E perché mai io… ?», chiede indispettita. Poi, gara dopo gara è giunta sul podio nazionale. Intanto, è esplosa la passione per la musica. «Voglio studiare il pianoforte», sentenzia-chiede-supplica ai genitori supportata dall’insegnante: «La ragazzina è dotata».

«Un pianoforte? Troppo ingombrante», è il pensiero contro cui cozza il desidero della musicista in erba. «Cosa c’è di più modesto che possa essere riposto facilmente?», la domanda. «Un flauto», la risposta a cui segue l’acquisto di un modesto, ma funzionate strumento. Ed è così che Sylvia si diploma presso il Conservatorio Pergolesi di Fermo in flauto traverso, per proseguire il biennio di II livello al Verdi di Milano e per specializzarsi nell’ottavino. E’ un crescendo… verrebbe da dire, rossiniano. Sbagliato! E mostra tatuata la firma di Ludwig. Chiniamo il capo. Snocciola come i grani di un rosario i Maestri con cui si è perfezionata e ha collaborato e le formazione sinfoniche in cui ha prestato servizio. Un’attività che la porta a girare mezzo mondo.

E’ passione pura. Tant’è che seguendo i consigli del primo maestro approfondisce gli studi di composizione, orchestrazione e direzione d’orchestra. Un tutto tondo che la portano a sconfinare nel pop curando gli arrangiamenti della sezione orchestrale per produzioni discografiche e tournée di artisti come Celentano, Negramaro, Elisa, Pacifico, Stadio, Saturnino, Muse e tanti altri.

«Un discorso a parte con Max Gazzè – si sofferma la Catasta – Nel 2012 ho ideato, scritto e arrangiato per lui il progetto “L’Uomo Sinfonico” in collaborazione con l’Orchestra Toscanini di Parma, successivamente eseguito anche dall’Orchestra Roma Sinfonietta. E’ stata una bella esperienza che potremmo anche ripetere».
Musica? Non solo. La nostra è un vulcano. E riparte a raccontarci di collaborazioni radiotelevisive che vanno dalla Gialappa’s a Io canto 3, all’Istituto Barlumen e RaiTunes.

«Mi piace sottolineare tre collaborazioni che ritengo fondamentali, non tanto per la mia carriera, ma per la mia crescita come persona: Ezio Bosso, Mika e Simon Leclerc. Professionisti impareggiabili e persone di grande levatura morale». Tante cose fatte, troppe e obbiettiamo: «Per avere 80 anni li porta bene…». Pausa. Un accenno di sorriso in un volto troppo serio. Precisiamo: «Ci ha fatto un elenco che prevede un lasso di tempo decisamente lungo e lei di anni non ne ha tanti, anzi. Come fa? Patto con il diavolo? Vita zippata?». Il sorriso ora è pieno: «Diciamo vita compressa, preferisco dormire poco e fare tanto: se una cosa mi piace la fatica passa in secondo piano».

Dunque, Ezio Bosso, il fenomeno esploso con Sanremo. «Lo conosco da 9 anni ma solo dal 2014 sono diventata sua assistente e mi ha permesso di ampliare conoscenze e orizzonti. Lui, il Maestro, è una persona che chiede molto da se stesso e parimenti dagli altri: disciplina ma anche tanti sorrisi, è una sua filosofia».
E poi Simon Leclerc. «Nel 2015 sono stata contattata dal Maestro per diverse produzioni per le quali ho creato un nuovo progetto orchestrale, Affīnis Consort, affiancata dal trombettista e manager canadese Riccardo Diano e dalla Digital records».

E infine Mika. «Esperienza incredibile. Mika è di una professionalità maniacale. Per lui ho messo in piedi un’ensemble di 80 elementi dove anche io suonavo».

E ora? «Sto guardando all’estero. Qui in Italia fare il mio mestiere non è facile. Della mentalità marchigiana ho preso la riservatezza: non sono brava a promuovermi. Tant’è che qua non ho fatto mai nulla. Sembra proprio vero: nessuno è profeta in patria». Squilla il telefono. Milano chiama. Le vacanze sono finite. 
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