Maddalena Crippa in scena a Fermo con “Il compleanno” di Harold Pinter: «Il teatro non morirà mai»

Maddalena Crippa in scena a Fermo con “Il compleanno” di Harold Pinter: «Il teatro non morirà mai»
Maddalena Crippa in scena a Fermo con “Il compleanno” di Harold Pinter: «Il teatro non morirà mai»
di Chiara Morini
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Sabato 7 Gennaio 2023, 07:00

FERMO - Il teatro pinteriano, sarà protagonista alle 21 di oggi, e alle 17 di domani, al teatro dell’Aquila di Fermo. “Il compleanno”, questo il titolo dello spettacolo diretto da Peter Stein, vedrà in scena, tra gli altri anche Maddalena Crippa, per una rappresentazione inserita nella programmazione di prosa voluta da Comune e Amat.


Maddalena Crippa, lei nello spettacolo sarà Meg, che tipo di donna è?
«È una donna anziana, semplice, non si accorge di nulla. Passa la vita nella sua casa/pensione, e lì vive il protagonista, Stanley, che lei vede quasi come un figlio, e con il quale c’è un gioco quasi sensuale. Pinter non è certo un autore consolatorio o catartico, ma uno di quelli che ti leva la terra sotto i piedi. Non spiega nulla».

 
Com’è quindi lo spettacolo?
«Si può apprezzare ogni singola sfumatura, il testo è un testo corale, dove io non sono la protagonista. Lo spettacolo finisce per essere un gioco tra gli attori e Stein rende seguibili tutti i passaggi, anche quelli comici. Perchè in questo spettacolo si riderà pure».
Com’è, per lei, essere parte di un’opera teatrale di Pinter?
«È bello, e lo ritengo anche importante. Pinter è un grande del teatro del nostro tempo, ha pure preso il Nobel. E nel suo essere grande non concede nulla al pubblico, ripeto, spiazza lo spettatore e se vogliamo lo disorienta. Non è un autore facile, ma comunque dipende anche da dove lo si fa. Mi spiego meglio: abbiamo portato lo spettacolo a Milano, dove c’erano molti giovani che ridevano. Ma altrove ci sono altre reazioni». 
Attuale, Pinter, ma quasi un visionario, è d’accordo?
«Certo può essere considerato quasi un visionario. Anche se io trovo sempre strana la tendenza ad avvicinare il teatro di oggi all’autore di turno. Mi spiego meglio: prendiamo Shakespeare, lui parlava alla gente del suo tempo. Oggi trovo che ci sia un’esigenza esagerata di attualizzare tutto. Io invece sono e resto fedele al teatro di parola».
Ovvero?
«Nel senso che non uso il testo per trasmettere un determinato messaggio. Se ho qualcosa di nuovo da dire preferisco scrivere un testo nuovo e rappresentarlo. Ma se porto in scena autori come Pinter o Checov, o altri, racconto la loro storia, valorizzando le sfumature e le suggestioni, e rendo le cose chiare allo spettatore».
Come si muove il teatro oggi secondo lei?
«Il teatro non morirà mai, anche se c’è l’esigenza, che ritengo eccessiva, di farcire tutto con la tecnologia, schermi, tutto questo è quasi una limitazione. La forza del teatro, invece, è che sei vivo di fronte a persone. L’unica cosa è che, quando lo spettacolo funziona, permette di accendere l’immaginazione dello spettatore con la nostra parola. Perché lo spettatore sviluppa emozioni, e il pubblico non è mai uguale. Il teatro non è minacciato dalla tecnologia».
Cosa dice del teatro di parola?
«Il teatro di parola è nato per la comunità tutta. Così ha avuto origine in Grecia; il teatro parlava e parla ancora di relazioni. Può aiutare l’uomo che può essere incapace di esprimere ciò che lo attraversa».
Ha iniziato con Strehler e lavorato con tanti grandi, chi le ha lasciato di più?
«Indubbiamente Stein, che è mio marito da 33 anni.

Ognuno di loro mi ha lasciato qualcosa, Strehler, Ronconi, Pezzoli, ne ho tantissimi di ricordi. Posso dire però che sono molto fortunata ad aver iniziato con Strehler, il massimo di quegli anni, che ci ha insegnato a prediligere la profondità, piuttosto che il protagonismo, come con “Il compleanno”, dove sono al servizio della storia».

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