Piccolo e Pierobon in “Eichmann” al Lauro Rossi di Macerata: «Portiamo in scena la notte dell’umanità»

Ottavia Piccolo in una scena di Eichmann. Dove inizia la notte con Paolo Pierobon FOTO TOMMASO LE PERA/UFFICIO STAMPA
Ottavia Piccolo in una scena di “Eichmann. Dove inizia la notte” con Paolo Pierobon FOTO TOMMASO LE PERA/UFFICIO STAMPA
di Chiara Morini
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Martedì 5 Aprile 2022, 11:15

MACERATA - La tragedia dell’Olocausto sarà al centro dello spettacolo “Eichmann. Dove inizia la notte”, in scena oggi e domani, 5 e 6 aprile, alle ore 21, al Lauro Rossi di Macerata. La rappresentazione ha come protagonisti Paolo Pierobon nei panni del gerarca nazista Adolf Eichmann e Ottavia Piccolo in quelli della filosofa ebrea Hannah Arendt. 

 
L’uomo mediocre
Pierobon e Piccolo, diretti da Mauro Avogadro, ricostruiranno la carriera e l’ascesa di Eichmann, che sul palco apparirà come un uomo mediocre, arrivista e opportunista. «Stefano Massini – spiega la Piccolo – ha scritto questo testo e come tanti altri suoi mi ha toccato. E ci ha fatto decidere di portarlo in scena proprio per le tematiche che affronta». Lo spettacolo sarebbe stato pronto un anno fa, poi il rinvio e la coincidenza del debutto, già fissato, avvenuto il 24 febbraio, giorno dell’inizio della guerra in Ucraina. «Coincidenza davvero agghiacciante – prosegue Piccolo – del resto da sempre l’essere umano si trova in situazioni in cui uno aggredisce un altro senza motivo». Anche Paolo Pierobon rileva come «questo spettacolo involontariamente viene ad avere delle analogie con l’oggi».


Il viaggio
Non si pensi che sia uno spettacolo che narra la storia quasi come un documento, perché il testo è altro. «Io e Ottavia – spiega Pierobon – diamo vita a un dialogo immaginario, a me tocca la parte del male. Analizzeremo come nasce il male. Eichmann è una persona normale, spiazzante, durante il processo si protegge dalle accuse dicendo che eseguiva semplicemente gli ordini. Entrato nelle SS solo per lavoro, non aveva nemmeno letto il Mein Kampf, però organizzò il massacro degli ebrei.

E guardi che una mediocrità simile la possiamo ritrovare anche oggi in altri lavori, gli arrivismi fanno tanti danni». Massini racconta un immaginario scontro tra il nazista e la filosofa ebrea. Il primo però non è protagonista, ma vive attraverso il punto di vista di Hannah Arendt. «Sarò la sua voce – dice Ottavia Piccolo – e attraverso le domande (che si porrà pure il pubblico), uscirà un Eichmann che non è il male assoluto, perché quello che ha fatto lo ha fatto senza moralità, senza collegare azioni e reazioni, ma essendo solo un arrivista». Non si immedesimeranno i due protagonisti, per scelta, perché hanno voluto rappresentare solo le attitudini del gerarca nazista. «Io stessa – aggiunge Piccolo – avrò il costume anni ‘60, immaginando la Arendt al processo. E poi io credo poco nel teatro di immedesimazione, non mi piacciono le imitazioni. Noi attori siamo il medium tra lo spettacolo e il pubblico. Comunque nel testo di Stefano uno spiraglio c’è, alla fine Hannah Arendt dice che l’essere umano può capire, riconoscere e quindi un po’ di salvezza ci può essere».


Il pubblico 
Con questo spettacolo torna anche “Gente di teatro” in cui la compagnia e i protagonisti incontreranno gli spettatori. «L’ideale – osserva Pierobon – è che arrivino all’incontro avendolo visto. Quello che diremo dipenderà anche dalle sollecitazioni che avremo. Finora molti, vedendo lo spettacolo, ci dicono che acquistano maggiore consapevolezza delle ragioni degli altri, capire per non ripetere gli errori e questo per noi è motivo di soddisfazione».

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