Macbeth alla Scala, la lirica che strizza l'occhio a cinema e tv con effetti speciali e realtà aumentata

Il Macbeth alla Scala, regia di Davide Livermore
Il Macbeth alla Scala, regia di Davide Livermore
di Simona Antonucci
4 Minuti di Lettura
Martedì 7 Dicembre 2021, 21:24

Il gioco di sopracciglia di Macbeth che va di pari passo con le sfumature della voce di Luca Salsi, i sorrisi felini della Lady zoommati ad accompagnare i toni “graffianti” di Anna Metrebko, i dettagli del palazzo del potere, con opere d’arte contemporanea status symbol, le collane di perle, i bottoni preziosi, le espressioni di un coro calato nella parte, quasi fossero attori hollywoodiani, il ballo goduto da una panoramica dall’alto.

La scenografia digitale

Ma anche i dettagli di un’estetica da gaming in una scenografia digitale da software (firmata da Paolo Gep Cucco di D-Wok) che le telecamere inseguono in ogni diabolica trasformazione, rendendo godibile tutto ciò che “a occhio nudo”, seduti in platea è impossibile cogliere. Per non parlare del testo perfettamente sistemato ai piedi del video, chiaro e leggibile anche senza binocolo.

Davide Livermore

Non vi disperate, quindi, se non avendo trovato un biglietto per la prima del Macbeth alla Scala, e neanche per la seconda e la terza, avete assistito all’inaugurazione in tv. Certo poter assistere dal vivo, in abito da sera, a un cast stellare, e a una direzione raffinata, con un ritmo teatrale strabiliante (del maestro Riccardo Chailly), sarebbe stato una meraviglia. Ma mai come questa volta la squadra artistica guidata dal regista Davide Livermore, nella quarta inaugurazione di stagione consecutiva, ha intrecciato la visione sul palco a quella dei media, proponendo un prodotto che è contemporaneamente per la televisione e per la sala. In salotto avete condiviso l’emozione del Presidente Mattarella (in piano americano) salutato dal lunghissimo applauso, avrete potuto commentare l’imbarazzante dispiegamento di telefonini che ha disturbato la solennità dell’Inno, affondare nei décolleté ed evitare di versare lacrime nelle mascherine durante la carneficina.

Lo show

Vi siete comunque trovati immersi in uno show caleidoscopico e virtuale. Perché è alla tv che strizza l’occhio lo spettacolo con la regia di Livermore che prima ancora di debuttare aveva spiegato: «Una sfida che si gioca anche sul tubo catodico». Un gioco di squadra, quindi, cui hanno partecipato team teatrali e televisivi: 12 telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 13 radiomicrofoni dedicati ai solisti per la diretta su Rai1 (la regia televisiva è di Arnalda Canali, in diretta anche su Radio3, su Rai1 HD canale 501 e su RaiPlay, dove potrà essere visto per 15 giorni dopo la Prima), condotta da Bruno Vespa e Milly Carlucci.

 

Il cinema

La lirica ha trovato nel cinema e nella televisione dei nuovi partner.

Il Rigoletto diretto da Damiano Michieletto, al Circo Massimo nell’estate del 2020, andava in scena contemporaneamente sul palco e su un megaschermo, dove sfilavano, intrecciandosi con il racconto in diretta, immagini che svelavano nuove letture dell’opera verdiana. Dal Rigoletto del Teatro dell’Opera è nato anche un film, che ha fatto il tappeto rosso della Festa del Cinema di Roma ed è in arrivo come regalo di Natale sulle reti Rai. Mentre il festival di Torino ha ospitato, non in gara, un vero e proprio film, sempre di Michieletto: “Schicchi”, l’opera di Puccini ripresa su set, con i cantanti registrati in presa diretta. E anche questo capolavoro di Puccini andrà a giorni sulle reti nazionali. I due film di Mario Martone (Barbiere e Traviata), realizzati al Costanzi a porte chiuse, utilizzando la sala come set, hanno fatto l’anno scorso il pieno di ascolti in tv e sono ormai titoli fissi nel catalogo di Raiplay.

Nuovi media

E lo stesso Davide Livermore, che sperimenta il connubio opera-nuovi media, è al lavoro per il suo primo film sulla lirica. Già con Tosca, sempre per un’inaugurazione della Scala del 2019, Livermore aveva introdotto nella pratica teatrale tecniche di altri media (il piano sequenza cinematografico che apriva l’allestimento). Sempre in dialogo diretto con la tv, il trailer televisivo di Attila, un video che poi si ritrovava come parte dello spettacolo, così come quello di Tosca con Anna Netrebko in uno spazio virtuale che rimandava alla galleria di Palazzo Farnese. Lo spettacolo-gala, scaturito sempre dalla fantasia visionaria di Livermore, pensato solo per la televisione l’anno scorso, con la necessità di inventare una drammaturgia per trasformare la sequenza di arie in uno show in mondovisione, è stato un capitolo a parte, ma significativo.

Realtà aumentata

E ora di nuovo realtà aumentata in una foresta tridimensionale nel preludio di Macbeth, con i cantanti attori alla guida dell’automobile, scrutati nell’anima da primissimi piani. Riferimenti cinematografici, ibridati dai videogame, sempre più pervasivi nella creatività del nostro tempo, hanno reso la prima della Scala un evento per pubblici diversi. E se soltanto fino a pochi anni fa, operazioni del genere sarebbero state considerate irrituali, ora diventano strumenti di un rito che esce dai velluti delle sale per arrivare ai velluti dei divani.

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