Gullotta legge le poesie di Parrini
nella magia del Monte Conero

Gullotta legge le poesie di Parrini nella magia del Monte Conero
di ​Lucilla Niccolini
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Venerdì 14 Agosto 2015, 19:28 - Ultimo aggiornamento: 22:05
SIROLO - Non capita spesso di sentir leggere poesia. Se poi succede sotto i lecci in vetta al Monte Cònero, nell'aria rarefatta della notte mediterranea, allora è un lusso che dobbiamo permetterci. Domani alle 21 nel giardino incantato dell'Hotel Monte Cònero, Leo Gullotta legge le poesie della raccolta “Valichi” (Ed. Moretti & Vitali) di Giovanni Parrini, finalista al Premio Viareggio. Incontriamo l'eclettico attore e il poeta fiorentino nella pace azzurrata del Monte, dove è serenante trovarsi a parlare di poesia, di cultura, magari anche con una punta polemica, com'è nelle corde tese di Leo Gullotta.



“Ho aderito volentieri a questa pregevole iniziativa del Circolo Culturale di Sirolo e dell’Hotel Monte Conero per presentare un poeta selezionato nella terna d'un premio letterario prestigioso. Perché non è vero, come scrive qualche sedicente scrittore, che la poesia è morta. Sono stanco di sentir sproloquiare di morte eterna: quando ci dicono che il 67% degli italiani non legge, è felice ogni occasione di parlare di poesia, la piuma dell'anima che cammina dentro di noi”.



Ma gli italiani lo sentono, questo bisogno di cultura?

“Perché, lei non lo crede? Ma la classe politica italiana, affarista e ignorante, ha riversato proprio sulla cultura il peso della crisi. Io incontro sempre tanti giovani curiosi, che vogliono crescere... peccato che da 25 anni si cerchi di appiattire gli italiani verso il basso”.



A Fermo per la sua interpretazione di “Prima del silenzio” di Patroni Griffi il teatro era strapieno...

“E dovunque, al termine dello spettacolo, il pubblico non si voleva alzare dalla poltrona, come a dire: è buona quest'acqua. Ancora! Molti vogliono riappropriarsi della riflessione, e noi abbiamo il dovere di stimolare questo bisogno, con i nostri lavori”.



Una missione: per questo lei partecipa alla serata senza compenso, no? Leggerà venti poesie di “Valichi”. Ne ama una in particolare?

“Perché solo una? Parecchie! Se la poesia è un viaggio dell'anima...”.



E cos'è la poesia per Giovanni Parrini, di professione ingegnere?

“Il poeta mostra che c'è sempre uno spiraglio che fa intravvedere tanti infiniti in questo fluire del tempo storico che sembra rettilineo e predefinito. La poesia vi si muove dentro in maniera soggettiva, e universale”.



Ma perché scrivere poesie?

“Non c'è una risposta razionale, semmai c'è una specie di semi-consapevolezza... scrivo fin da ragazzino, dal liceo e più ancora all'università, quando in me si aprì una frattura: pur piacendomi le discipline scientifiche e tecniche, sentivo un bisogno inarrestabile di scrivere. Col tempo sono arrivato a ipotizzare una metafisica delle cose, che non sono quel che vediamo. Anzi, il loro mistero è quel che sta dentro e dietro: neanche sul piano scientifico, la materia è quello che sembra. Ci sono sempre due approcci alla realtà, quello epistemologico e quello poetico: anche la poesia è strumento di conoscenza, e la scuola non fa bene alla poesia, perché non la sa insegnare, non la fa amare”.



Ben detto. Le poesie di Giovanni Parrini lette da Leo Gullotta saranno accompagnate da Alessandro De Felice al violoncello e Nicoletta Latini al piano.
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