Lo scultore Rocchetti ha donato un'opera alla Lega del Filo d'Oro: «Dobbiamo dare agli ospiti la possibilità di sentire la vicinanza»

L'opera di Rocchetti davanti alla sede della Lega del Filo d'Oro a Osimo
L'opera di Rocchetti davanti alla sede della Lega del Filo d'Oro a Osimo
di Giovanni Filosa
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Martedì 3 Agosto 2021, 11:05 - Ultimo aggiornamento: 9 Marzo, 06:11

OSIMO - Il regalo fatto alla Lega del Filo d’oro da parte dell’artista filottranese Nazareno Rocchetti, un’alta statua o, se vi pare, installazione, che si muove dalla terra verso il cielo per oltre sette metri, è un pensiero stupendo. È l’allegoria del tempo che stiamo vivendo, confusa in mezzo agli ospiti sordo, ciechi e muti della Lega ad Osimo, che tendono le proprie braccia ed il volto verso l’alto, come a cercare un Lui liberatore da ogni sofferenza, sotto un volto inquietante, dai tratti centroamericani, che al centro della struttura sta a segnare la Natura, l’interprete e oggetto principale delle nostre prepotenze.

 
I vecchi amori
Rocchetti è conosciuto ovunque, prima lo fu come fisioterapista della Nazionale Italiana di Atletica Leggera.

Trai i suoi atleti più noti figurano personaggi come Pietro Mennea, Sara Simeoni, Gabriella Dorio, Giovanna Trillini, Gelindo Bordin, Valentina Vezzali. «E anche in questi giorni le mie 5,6 ore davanti alle Olimpiadi in tv me le sono fatte, vecchi amori, vecchie gioie».


Le motivazioni
Perché questa scultura? «Perché nella vita qualche volta si cammina veloci, magari siamo noi con noi stessi e, purtroppo, capita che ci imbattiamo, senza “vederli”, in casi della vita che ci sembrano tanto lontani ma che in realtà sono lì’, vicini a noi. A me è capitato di rallentare il mio viaggio spirituale ed artistico ed ho trovato la Lega del Filo d’Oro di Osimo. Mi sono chiesto se fosse giunto il momento di fare qualcosa per loro, sì, certo, forse sempre poco di fronte a quello che stanno sopportando ospiti ed educatori, ma un segnale, come mi hanno fatto capire i testimonial Arbore e Marcorè, significa non solo solidarietà spiccia, ma partecipazione assoluta».

Allora ecco la scultura lignea… «Il legno me lo ha fornito Franco Moschini, grande personalità, un cultore del bello. Se debbo essere sincero, non ho lavorato quel magnifico legno, ho aspettato che mi parlasse, mi desse il modo di affondare i miei attrezzi e mi segnasse la strada per quello che avrei dovuto realizzare. Le mani, ecco, le mani, l’unico modo che gli ospiti della Lega del Filo d’oro hanno per cercare il cielo, creando solidarietà fra i corpi, perché oggi è l’elemento mancante. L’amore. Interrotto da qualcosa di crudo, quel volto cui lei faceva cenno, che è la natura matrigna con la quale dobbiamo fare sempre i conti, le dobbiamo rispetto ed impedire che si ribelli. Non possiamo vendere la terra né comperare il cielo, è come se disprezzassimo una nostra madre».

Questo lavoro è un messaggio religioso, etico o filosofico? «Sono la stessa cosa. L’importante è avere rispetto per i nostri figli. Chi vive alla Lega del Filo d’oro ha mandato, mio tramite, questo messaggio al mondo. Mi hanno spesso dato del folle. Ho avuto un grande dono, incontrare l’arte, in questo caso la scultura, e realizzare con le mie mani e col cuore le mie opere. E con Neri Marcorè ed il presidente Rossano Bartoli, - che hanno inaugurato la mia statua – oltre ad Arbore, dobbiamo lavorare uniti, insieme agli educatori, per dare a questi ospiti la possibilità di avere il mondo intero accanto a loro».

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