Maurizio Baglini con la "Nona" di Beethoven al Pergolesi di Jesi

Maurizio Baglini al piano
Maurizio Baglini al piano
di Fabio Brisighelli
2 Minuti di Lettura
Venerdì 18 Settembre 2020, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 18:22
JESI - Il tema “Tu sei meraviglia” che contrassegna il programma del XX° Pergolesi Spontini Festival ha venerdì 19 settembre al Teatro Pergolesi di Jesi (ore 21) un riscontro di palcoscenico di emozionante rilievo. E’ in programma la Sinfonia n.9 in re minore op.125, la celebre “Nona” di Beethoven, nella trascrizione per pianoforte realizzata con un impegno lungo ed intenso da Franz Liszt a metà Ottocento, e proposta nell’esecuzione di un solista di rango come Maurizio Baglini, che della formidabile “riduzione” per strumento solo ad opera del grande dominatore ungherese della tastiera (Liszt, appunto, il “titano” del pianoforte) è interprete applauditissimo nei palcoscenici del mondo. La presente occasione d’ascolto è di quelle ghiotte e stimolanti, assolutamente da non perdere.

La nota al programma parla giustamente di “un’intera orchestra distillata negli 88 tasti del pianoforte, duecento pagine di sinfonia affidate a dieci dita…Una sfida titanica che solo un virtuoso leggendario quale Franz Liszt poteva concepire”. E a proposito della quale lo stesso Baglini si esprime definendo il lavoro in musica come “una scarica di adrenalina impareggiabile che sfocia, alla fine, nell’ “Inno alla gioia”.

Le strofe della famosa ode “An die Freude” (Alla gioia)  di Friedrich Schiller sono contenute nell’ultimo tempo (il quarto), il più lungo dell’intera sinfonia beethoveniana: il compositore introduce i quattro solisti e il coro, dopo un preludio recitativo, “quasi a voler testimoniare l’insufficienza dei soli mezzi orchestrali e il bisogno di superarli nello sfogo della voce umana” (Mila). “Amici, non questi suoni; alto e più grato cantico leviamo”: così esordisce il testo, le cui nobili parole dell’autore si innestano alla perfezione nella musica, in un tripudio espressivo corale e orchestrale atto a testimoniare il messaggio di sacrale comunanza tra gli esseri umani, un inno grandioso di gioia e di fiducia nell’uomo.  “L’impresa da record” di trasferire il tutto, ovvero le sonorità accese dell’incandescente sinfonia nelle mani  del nostro bravo solista è quella che si ripropone al pubblico nel concerto di stasera, con la garanzia di una resa di alto livello.

Una curiosità dei nostri anni: a Berlino nel 1989, nei giorni della caduta del muro, Leonard Bernstein, grande e sensibile direttore d’orchestra, eseguì la coinvolgente, ultima sinfonia di Beethoven sostituendo nell’inno finale la parola “libertà” (Freiheit) alla parola “gioia” (Freude”). Due termini peraltro sicuramente convergenti, in quell’elettrizzante momento. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA