Jerry Lee Lewis è morto. Dopo l'annuncio del sito Tmz, poi smentito, nella giornata di venerdì è arrivata la notizia ufficiale. Lewis è morto a casa a Memphis, nel Tennessee: lo ha confermato il suo rappresentante Zach Farnum. La leggenda del rock, nata a Ferriday, Louisiana, aveva imparato da solo a nove anni a suonare il pianoforte. E a 14 anni si era esibito per la prima volta in pubblico in un concessionario di auto. Fra i suoi maggiori successi c'è "Great Balls of fire", canzone divenuta uno dei simboli della cultura pop e parte della colonna sonora anche del film "Top Gun". Relativamente alle Marche indimenticabile la sua serata, quella del 24 agosto 2007 al Summer Jamboree davanti ad una piazza piena all'inverosimile.
Jerry Lee Lewis di recente è entrato nella Country Hall of Fame, ma non è stato in grado di partecipare alla cerimonia perché influenzato.
La causa della morte non è stata rivelata. Lewis era stato ricoverato in ospedale all'inizio del 2019 dopo aver subito un ictus, costringendolo a cancellare i suoi concerti primaverili ed estivi. Sfacciato anticonformista dal ciuffo biondo e un ghigno arrogante, Lewis ha dato un'impronta personale al mix di country, gospel e rhythm and blues. I primi due successi del cantante-pianista, "Whole Lotta Shakin' Goin' On" e "Great Balls of Fire", sono state le incarnazioni del fascino primordiale del rock'n'roll.
John Lennon ha definito "Whole Lotta Shakin'" «il disco perfetto del rock 'n' roll». Elton John ne ha ereditato alcune mosse sul palco, ma l'influenza di Lewis ha trasceso la musica. Era il prototipo del rinnegato hard-rock e dalla vita dura, e il suo esempio di audacia e indipendenza è diventato parte del dna del rock. La sua musica e la sua vita abbracciavano anche alcune delle grandi dicotomie dell'esperienza americana, in particolare l'interazione tra l'America in bianco e nero che la sua musica incarnava.