Inteatro svela l'innovazione, da mercoledì a domenica torna in scena la contaminazione tra generi e linguaggi

Velia Papa, direttrice di Inteatro
Velia Papa, direttrice di Inteatro
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 13 Giugno 2022, 06:00

ANCONA - Fin dal suo esordio, nel ‘77, Inteatro di Polverigi persegue la contaminazione tra generi e linguaggi. Anche in ciò, il festival è stato antesignano: segnalava, già allora, da un paesino dell’entroterra marchigiano, gli esiti dell’interpretazione del post-moderno in scena. E tuttora ogni spettacolo presentato a Polverigi spiazza il pubblico, pure assuefatto ai paradossi teatrali dell’innovazione. La 43esima edizione non fa eccezione, con un programma di quattro giorni, denso di eventi, da seguire, come di consueto, pronti a tutto. Velia Papa, a suo tempo giovanissima cofondatrice della manifestazione, con Roberto Cimetta e con il professor Domenico Mancia, ne è tuttora direttrice artistica e “anima”.


L’esperienza pluriennale
Designa le performance da invitare ogni anno, difendendo, con l’acribia dell’esperienza pluridecennale, le ragioni delle sue scelte. «Il Festival si apre con il lavoro, ancora inedito in Italia, di Bertrand Lesca e Nasi Voutsas: “The Beginning”, il 15 alle 20,30 al teatro della Luna». Realizzato in residenza a Polverigi, dove i performer Bert & Nasi tengono due workshop, sarà accompagnato da “The End”, l’indomani, stesso orario, alla Luna. «Il loro teatro tocca temi universali con un metodo di costruzione che permette di conservare leggerezza e ironia, sollecitando, per leggere la realtà, l‘intelligenza emotiva e la nostra riserva di empatia».


La ricostruzione
Un procedimento di “ricostruzione politica della memoria” è alla base de “L’Angelo della Storia”, che Sotterraneo porta in scena, in prima assoluta, il 17 giugno (ore 18,30) e il 18 (ore 20) allo Sperimentale, unico spettacolo con cui Inteatro va in trasferta ad Ancona. «Un teatro in cui lo spettatore – continua Velia Papa - riesce a cogliere il nesso tra i grandi temi che ci lasciano smarriti e la nostra quotidianità».

Grandi sconvolgimenti geopolitici sono al centro anche del lavoro del coreano Jaha Koo, che presenta due spettacoli: “Cuckoo” (alle 22 del 17, Cinema Italia) e “Lolling & Rolling”, al debutto italiano, il 16 giugno alle 22, all’Italia. Chi siamo, dove andiamo: le domande da sempre implicite nel festival risuonano nella proposta di Olivier de Sagazan, che in “Transfiguration” (18 giugno, ore 22 all’Italia) modifica il proprio corpo alla ricerca di una metamorfosi possibile, e mette in discussione l’appartenenza al genero umano; ma anche in “Uno spettacolo di fantascienza” (17 giugno, Teatro della Luna, ore 20,30) con cui Liv Ferracchiati ha convinto, l’inverno scorso, il pubblico di Ancona. «La danza esprime il desiderio di rileggere la realtà con il linguaggio del corpo».


La danza
Lo sa bene la direttrice artistica: «Lo dimostra Andrea Costanzo Martini nel divertente e surreale “PayPer Play” (alla Luna il 18 alle 20,30). Ma anche Salvo Lombardo, alle 23 del 17 e del 18, nel Parco della Villa, con l’azione partecipativa “Let my body be!”; e Dewey Dell, nell’esplorazione delle nostre origini in “I’ll do, I’ll do I’ll do”, con cui il festival si apre alle 19 del 15 a Villa Nappi». E qui, alle 23 dello stesso giorno, Ludovico Paladini torna con “Tredicesima generazione”. Al Cinema Italia, alle 22 del 15, c’è Gianmaria Borzillo in “Under the Influence”, mentre Claudia Caldarano si esibirà in “Piano solo, Corpo solo”, il 16 alle 19. Intanto è in corso sotto gli alberi di Villa Nappi, ogni giorno alle 18, dal 10 al 27 giugno, “Il Gioco dell’Oca Verde”, per famiglie e gruppi, a cura di Adriana Zamboni e del Teatro del Canguro. 

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