ANCONA - La storia, i protagonisti, gli aneddoti, di quella che è una delle più grandi manifestazioni nazionali dedicata al mondo celtico. È stato presentato ieri al Multiplex Giometti di Ancona “Montelago – città nomade”, docufiction che celebra l’avventura ventennale del Montelago Celtic Festival, che ogni anno riunisce decine di migliaia di appassionati da tutta Europa.
Tre anni di lavoro
A realizzarlo, dopo tre anni di lavoro, gli ideatori del Festival, Luciano Monceri e Maurizio Serafini, che per il montaggio si sono avvalsi della collaborazione di Christian Minnozzi.
L’anteprima e il tour
Le scene di fiction che riportano alle vicende delle origini si mescolano così alle interviste dei protagonisti e al materiale video girato nel corso delle varie edizioni del festival. Dopo l’anteprima di ieri, tra giugno e luglio sono previste altre 42 proiezioni nei cinema di tutte le Marche, nonché a Prato, Rimini e Riccione. A tal proposito Massimiliano Giometti ha voluto evidenziare la scelta di puntare anche sulle produzioni locali e alternative, cui il pubblico risponde sempre positivamente. Produzioni che, per altro, come sottolineato dal consigliere regionale Andrea Antonini, contribuiscono notevolmente alla promozione del territorio. Lo stesso dicasi per il Festival, dove per la prima volta verrà effettuata una proiezione cinematografica: proprio quella del film di Monceri e Serafini. Dopo due anni di assenza causa Covid, il Festival torna dal vivo il 4, 5 e 6 agosto a Taverne di Serravalle di Chienti. Solo per fare qualche nome, tra gli ospiti internazionali ci saranno The Dubliners, vera e propria leggenda della musica folk irlandese, i Korpiklaani, punto di riferimento del folk metal mondiale e i Firkin, una delle band celtic punk più famose al mondo. Tra gli italiani vanno invece segnalati gli irriverenti Nanowar Of Steel. Non mancheranno poi conferenze letterarie, workshop di musica e artigianato, stage di danza, mercatini, enogastronomia locale, sport e giochi (sia celtici che di ruolo), con la grande novità del Poetry Slam, sfida all’ultimo verso tra poeti e poetesse di strada. Il tutto organizzato all’interno di 60 ettari di campeggio, 2 mega tensostrutture, 3 palchi, 90 stand di produttori artigianali e 23 aziende agricole. «Ripartire è stata dura – ha detto Michele Serafini, direttore artistico del Festival -, ma la voglia era tanta. Anche perché si tratta di qualcosa che consente a un territorio marginale di diventare centrale».