Helmut Berger morto, compagno di vita di Luchino Visconti e “angelo dannato”: chi era l'attore austriaco

Per anni è stato considerato tra gli "attori più belli del mondo"

Helmut Berger morto, compagno di vita di Luchino Visconti e angelo dannato : chi era l'attore austriaco
Helmut Berger morto, compagno di vita di Luchino Visconti e “angelo dannato”: chi era l'attore austriaco
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Giovedì 18 Maggio 2023, 15:50

È morto a Salisburgo l'attore Helmut Berger, storico compagno di vita di Luchino Visconti. Definito "l'uomo più bello del mondo" e "il diavolo dal viso d'angelo", nacque a Bad Ischl il 29 maggio 1944 e si trasferì in Italia a 18 in cerca di fortuna come fotomodello e, al contempo, studiando all'Università di Perugia.

I suoi genitori avevano un albergo ma lui non era minimamente interessato ad occuparsene, e a 18 anni lasciò l’Austria per Londra dove lavorò come fotomodello. Si trasferì poi a Perugia per frequentare il corso di teatro all’Università per stranieri. Per i suoi esami di cultura italiana nel 1964 visitò Volterra, e qui avvenne l’incontro che cambiò la sua vita. Luchino Visconti stava girando lì il film “Vaghe stelle dell’orsa” e Berger, da sempre interessato al cinema, visitò il set. L’incontro fra Visconti e Berger fu un colpo di fulmine per entrambi.

Nei primi tempi i due cercarono di tenere nascosta la loro relazione, negli anni ’60 l’omosessualità era ancora un tabù. Visconti, nonostante le molte relazioni con donne famose, non aveva mai nascosto il suo orientamento bisessuale, ma Berger non voleva si sapesse, nel timore che un rapporto sincero venisse svilito per uno di interesse, ma in ogni caso non ci volle molto però perché la loro relazione diventasse di dominio pubblico. La prima parte come attore di Helmut fu nel 1967 nell’episodio “La strega bruciata viva” diretto da Visconti del film “La Strega”, mentre la prima da protagonista fu l’anno seguente nel film “I giovani tigri” diretto da Leonviola, seguito nel 1969 da “Sai cosa faceva Stalin alle donne”, diretto da Liverani. Il successo vero arrivò nel 1969 con il film “La caduta degli dei”, di Visconti, per il quale Berger ottenne la nomination al Golden Globe come miglior giovane attore. La scena dove interpreta la “Fesche Lola” di Marlene Dietrich ne l’Angelo Azzurro, ritenuta scandalosa, è rimasta famosa nell’immaginario collettivo.

La sua bellezza androgina e la sua bisessualità (della quale non faceva certo mistero) portarono sullo schermo le scelte sessuali non solo come parodia cinematografica ma come dimensione umana degli attori stessi. Dall’anno seguente fu un susseguirsi di film che lo resero celebre e ricercatissimo, non solo nel cinema ma anche nel mondo della moda, del jet set, delle riviste e dai grandi fotografi.

Nel 1970 girò “Il dio chiamato Dorian”, ispirato al Dorian Grey di Oscar Wilde e il famosissimo “Il giardino dei Finzi Contini” diretto da Vittorio De Sica, che ottenne l’Oscar per il miglior film straniero.Gli elogi per Berger furono mondiali, il regista Billy Wilder dichiarò che era un peccato che il miglior attore italiano fosse austriaco e la stampa lo definì “più intellettuale di Alain Delon e più impeccabile di Robert Redford”. Nel 1971 seguì il film “La farfalla dalle ali insanguinate” di Duccio Tessari e nel 1973 la sua interpretazione trionfale, “Ludwig” di Luchino Visconti. Il film fu molto criticato in Germania, soprattutto in Baviera, dove venne giudicato “una barbarie cinematografica” e tagliato di 55 minuti, ma nonostante la censura la pellicola ottenne un successo mondiale, e in Italia vinse il David di Donatello come miglior film, miglior regista e un David speciale a Helmut Berger.

Nel 1973 girò ancora “La colonna infame” di Dino Risi, “Così bello, così corrotto, così infame” di Sergio Gobbi e “Mercoledì delle ceneri” di Larry Peerce, e poi nel 1974 di nuovo di Visconti “Gruppo di famiglia in un interno”, nel 1975 “Una romantica donna inglese” di Losey e “Salon Kitty” di Tinto Brass.

Nel 1976 girò “La lunga notte di Entebbe” di Marvin Chomsky, ma senza saperlo era arrivato all’apice della sua carriera. Il quel 1976 morì Luchino Visconti, che già dal 1972 era parzialmente paralizzato a causa di un ictus, e Berger entrò in una profondissima crisi personale. La loro pur burrascosa relazione, dato il carattere, gli eccessi e i tradimenti di Berger, era durata 12 anni, e i due non avevano mai negato il loro amore tanto che alla morte del regista l’attore si definì “vedova a soli 32 anni”. Berger ebbe grossi problemi con la famiglia del regista, che non aveva mai accettato la relazione, e voci di corridoio suggerirono che Visconti avesse fatto testamento in favore del compagno, ma il testamento olografo non fu più trovato. Per Berger non era però una questione economica. Era psicologicamente distrutto, e cominciò ad abusare di alcool e droga. Nel 1977, il giorno dell’anniversario della morte di Visconti, tentò il suicidio e venne salvato in extremis.

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