Il cabarettista romano Vigilante neo direttore artistico di Cabaret Amoremio: «Il mio festival sarà inclusivo»

Il cabarettista romano Stefano Vigilante neo direttore artistico di Cabaret Amnoremio
Il cabarettista romano Stefano Vigilante neo direttore artistico di Cabaret Amnoremio
di Laura Ripani
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Domenica 22 Maggio 2022, 07:10

GROTTAMMARE - L’edizione è la numero 37 e lui, Stefano Vigilante, da conduttore (nel 2021) è stato promosso direttore artistico. Un riconoscimento quello di guidare Cabaret Amoremio per lui che ha percorso tutto il cursus honorum della manifestazione e da anni collabora con l’associazione Lido degli Aranci che la organizza.
Cominciamo con la location che cambia ancora.


«Sì, quest’anno dopo aver utilizzato il Parco Sisto V , strizza l’occhio al lungomare De Gasperi. L’amministrazione ha individuato nell’arena Parco dei Principi, area privata a sud del torrente Tesino, spazio che sarà concesso in comodato d’uso all’hotel Parco dei Principi».


Location ideale per lo svolgimento dell’edizione intitolata “Ricarichiamo le energie”...
«Sicuramente ce n’è bisogno. Il Festival nazionale dell’umorismo è tra le manifestazioni di genere più antiche d’Italia. E quest’anno vorrò dargli un taglio particolare».


Quale?
«Innanzitutto l’inclusività. Una cosa, infatti, è parlare di certi temi da un palco e un’altra è farne parlare da chi vive direttamente certe condizioni di vita. Ecco saliranno sul palco persone che potranno portare la propria esperienza».


Stiamo parlando solo del concorso dei giovani o anche di Arance d’Oro?
«Entrambi. Circa i big ancora non posso svelare i nomi, però anche quest’anno ci sarà da ridere. Sui ragazzi il discorso si fa più complicato».


Perché?
«Perché noi in Italia siamo abituati a un tipo di comicità molto diversa da quella che ho studiato in Inghilterra.

Da noi non è molto chiara. In 5 minuti di stand up si mischiano vari tipi di musica, vari generi...è difficile oggi stare dietro ai ragazzi, c’è una gioventù esagerata che sta dietro a un proprio slang e magari noi di mezza età non la capiamo». 


Sta dicendo che assisteremo a una rivoluzione?
«Sto dicendo che una volta c’erano quei 4 prodotti, quelle 4 pubblicità e quei punti di riferimento che un po’ tutti capivano. Tutti avevamo la stessa formazione. Oggi i giovani grazie alla rete hanno una serie infinita di stimoli che poi riportano nei loro pezzi».


Quindi sono tutti diversi.
«E proprio sulla diversità voglio dare la mia impronta».


Solo?
«No. Voglio anche alzare un po’ il livello, perché la comicità italiana da troppo tempo è fatta di una battuta dietro l’altra. Di parolacce, che fanno ridere. Insomma di una pigrizia. Uno dei ragazzi che è venuto alla scuola della Scaletta dove insegno mi ha detto di non conoscere il nome di un comico al quale si ispirava ma mi ha dato i nomi di diversi youtuber...».


Allora ci dobbiamo mettere a studiare internettologia?
«La mia intenzione è di far ridere la pancia toccando il cuore. In maniera surreale trattare argomenti importanti come omofobia, diversità, razzismo. Voglio che lo spettatore sia portato dentro i problemi, non lasciato sull’uscio di casa». Quest’anno l’evento, che è realizzato in collaborazione con l’Amat si terrà il 29 e 30 luglio.

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