Giulio Golia finalmente negativo al coronavirus. La Iena che aveva fatto sapere di aver contratto il virus, ha aggiornato in continuazione i followers sul suo profilo Instagram, fino a dare la notizia della guarigione. In un'intervista a Libero ha voluto raccontare quello che ha vissuto in queste settimane, spiegando tutti gli effetti del covid sulla sua salute.
Golia è rimasto un mese in isolamento e parla di un sistema che non supporta i pazienti.
Golia però denuncia un sistema che non funziona e abbandona a se stessi i malati: «Ho avuto difficoltà io a sentire l'Asl o Immuni, figuriamoci le persone normali. Dicono di non assalire i pronto soccorso ma se non ti danno risposte, consigli, alla fine sei ridotto a farlo». Poi ci sono i problemi legati al reperimento delle medicine, lo smaltimento dell'immondizia, la spesa, tutte cose che i malati non possono fare perché non possono uscire, così si chiede aiuto a qualcuno, ma non sempre si ha o si può. «Mancano linee guida generali. La gente è esasperata perché non ha risposte, sono lì ad aspettare una ipotetica telefonata. Io ho un fratello medico e le persone mi chiamano per i consigli. Ma non dovrei essere io a darli: per esempio avere assolutamente a casa un saturimetro per misurare l'ossigenazione e aiutare le difese immunitarie assumendo tutti i giorni vitamina C».
Poi parla dell'app Immuni: «Ci ho messo dieci-dodici giorni per registrare il mio caso. Mi sono impuntato perché sono capoccione. Dall'altra parte trovi operatori sanitari che hanno altri problemi, dovrebbero prendere altro personale». Poi conclude: «Immuni ha senso, ma deve essere un servizio immediato».