Allevi al Rossini di Pesaro con Love
“Sono il Peter Pan della mia musica”

Allevi al Rossini di Pesaro con Love “Sono il Peter Pan della mia musica”
di Stefano Fabrizi
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Sabato 11 Aprile 2015, 13:08 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 22:11
PESARO - Pesaro Città della Musica attende domani (12 aprile) alle 21 al Teatro Rossini. L'iniziativa è del Comune di Pesaro e dell'Amat. Giovanni Allevi sarà presente con Solo Piano Love Tour, tappa della tournée internazionale che ha preso il via il 27 febbraio con il sold out alla Cadogan Hall di Londra, una delle sale da concerto più prestigiose di tutta Europa. Dopo Londra, Allevi si è esibito a Bruxelles, Parigi, Zurigo, Barcellona e Lugano prima di dare il via da Roma, il 27 marzo, ad un fitto calendario di live in tutta Italia e sbarcare in seguito in Oriente, nel suo amato Giappone.



Allevi (che giovedì 2 aprile ha compiuto 46 anni) porta sul palco le tredici pagine di quel diario musicale e fortemente emotivo, quale è Love, uscito il 20 gennaio su etichetta Bizart/Sony Music: tredici tracce che raccontano l'amore nelle sue molteplici forme, tra ispirazioni classiche e contemporanee, da Bach a Baudelaire, in un viaggio personale attraverso i sentimenti e lo spazio. Uscito in una doppia versione, in Cd e in vinile, disponibile su IBS, Amazon, Feltrinelli e Mondadori e su tutte le piattaforme digitali, a quattro anni dal Disco di Platino Alien e dopo l'esperienza sinfonica dell'album Sunrise, contenente il Concerto per Violino e Orchestra in Fa minore, Love è il nono album di studio dell'artista: ultima tappa di un percorso di crescita artistica e umana del compositore, pianista e direttore d'orchestra, che ha già ottenuto numerosi riconoscimenti nella sua ventennale carriera.



Love, un inno all'amore: verso le persone o verso il pianoforte?

E' un inno alle persone. Anzi, è la voce musicale di anime troppo discrete e complesse per manifestarsi, in un mondo diventato piatto ed ovvio. Un tour mondiale dove è stato acclamato ovunque.



Che effetto fa poi ritornare in Italia?

I teatri italiani sono paradossalmente per me i palchi più impegnativi. Ma in questo caso, dopo la partenza europea del tour, mi sento come un condottiero che torna a casa e condivide la gioia delle conquiste fatte.



Come mai ha deciso di mettere nero su bianco la

spiegazione della creazione di un brano. Stanco di rispondere alle solite domande?


Le domande non sono mai solite, perché gettano una luce su chi le pone. Ciò che più mi appassiona è il momento creativo, insondabile e misterioso, in cui la musica cade nella mia mente. Spesso accade in un angolo di quotidianità, che grazie a quelle note si illumina di poesia.



Branduardi e Morricone ci raccontavano che nel fare musica ci vuole metodologia, è vero anche per lei?

Non basta. Bisogna vivere, innamorarsi, essere almeno una volta rifiutati. Bisogna passare una notte a guardare la Luna, trovare il coraggio di incontrare lo sguardo di un estraneo, pregare, parlare con gli oggetti, capire che i bimbi sono migliori di noi.



Piano solo o orchestra. Sembra di capire che predilige di gran lunga il solo strumento alle più voci di un'ensemble?

Il massimo è trasformare il pianoforte in un'orchestra.



Lei dà l'impressione di essere un eterno Peter Pan...

E' proprio così. Le persone mi fermano per strada e mi guardano come fossi uno strano fenomeno. In realtà è il continuo contatto con la musica a rendermi come lei, sempre diversa, sempre in movimento; ed io finisco per assumere le sue sembianze anche fisicamente.



Il rapporto con il pubblico, ci sono mai state

incrinature. C'è mai stata la voglia solo di incidere dischi e lasciare il palco?


Assolutamente mai. L'amore che mi lega al pubblico è una delle poche certezze della mia vita. La vera opera d'arte si realizza nelle emozioni dell'ascoltatore, per questo per me il concerto è un momento sacro, in cui la mia musica trova finalmente compimento.



Da sempre fa uso delle contaminazioni tra generi

musicali e tra epoche diverse.


Non ho mai amato le contaminazioni, e l'epoca verso cui dirigo la mia attenzione è il presente, ancora indefinito ed inconoscibile. Ma se potessi tornerei al tempo dell'antica Grecia, per incontrare quelli che per me sono i due più grandi geni filosofici della Storia: Eraclito e Socrate. Trovo il loro pensiero incredibilmente attuale, anzi, ancora troppo avanti per questi tempi.



Il pubblico che la segue è in prevalenza giovane e femminile. Come lo spiega.

Sono persone di tutte le età, giovani dentro. Io

considero la femminilità un lato ancora inespresso nella nostra società, per il rifiuto dell'aggressività e della volontà di potenza, per l'accoglienza del diverso e la capacità di mediazione. Essere entrato nel cuore del pubblico femminile è un grande privilegio.



Cittadino del mondo. Quando riesce a tornare nella sua Ascoli cosa fa?

Già durante il tour europeo ho avuto un unico desiderio: tornare ad Ascoli ed arrampicarmi su un mandorlo fiorito.
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