Panariello con il suo show a Senigallia e Civitanova: «Porto in scena il mio mondo, toscani e marchigiani sono molto simili»

Giorgio Panariello
Giorgio Panariello
di Saverio Spadavecchia
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Sabato 15 Gennaio 2022, 09:00

SENIGALLIA - Giorgio Panariello torna nei teatri marchigiani con due spettacoli che a fine mese animeranno il teatro “La Fenice” di Senigallia (29 gennaio, ore 21) e il Rossini di Civitanova (31 gennaio, ore 21). Il tour “La Favola Mia”, originariamente previsto nel 2020, a causa dell’emergenza legata al Covid-19 è stato riprogrammato nel 2022 sarà un one man show unico in pieno stile “Panariello”. Risate, irriverenza, attualità e grandi classici del suo repertorio: questi gli ingredienti di questo nuovo spettacolo in cui Panariello racconta e si racconta ripercorrendo in una veste inedita e attuale i 20 anni che lo hanno visto protagonista tra teatro, cinema e televisione.

 
Il titolo dello spettacolo “La favola mia” sembra quasi essere il titolo di un “best of” di un artista, ma dietro questa scela cosa c’è davvero?
«È uno spettacolo nato con questo spirito due anni fa, per raccontare i miei 60 anni e i miei 40 anni di carriera. In realtà, complice il lockdown, abbiamo subito uno stop che alla fine mi ha permesso di riflettere ulteriormente e capire cosa fare. Questo periodo mi ha fatto capire molto e mi ha convinto che raccontare come sono nati questi personaggi sarebbe stata una cosa buona».


Quindi “La favola mia” indaga Panariello e i suoi personaggi?
«Sì, perché racconto la mia vita e gli aneddoti che sono capitati nel mentre, spesso molto più divertenti di quello che si può vedere in scena.

Ho raccontato come ho conosciuto Merigo, ho cercato di mettere in scena i miei nonni, i miei zii, mio fratello. Tutte quelle persone e i luoghi, come la Versilia, come io li ho conosciuti e vissuti. In questo spettacolo ci sono molte cose che di me non si conoscono, ho messo in scena il mio mondo. Ho messo in scena il mio mondo, ed è questa la “Favola mia”, prendendo anche in prestito anche il titolo della canzone di Renato Zero, personaggio che in un certo qual senso mi ha permesso di avere una occasione nei confronti del grande pubblico».


Proprio Renato Zero è uno di quei personaggi incredibilmente legati alla nostra regione, lei che rapporto ha con le Marche?
«Le Marche sono uno dei miei luoghi fortunati, le amo, le frequento e ho tanti amici. Le ho sempre frequentate e poi ogni mio spettacolo ha sempre avuto una data nella vostra regione. Per me oltre a un rapporto professionale proficuo c’è anche un rapporto umano che non posso non dimenticare. Nonostante qualche differenza, lo spirito marchigiano e quello toscano sono molto simili».


In questo momento ancora difficile a causa della pandemia, cosa può regalare il teatro alla popolazione italiana?
«Il rapporto con il pubblico è sempre importante. Ho sempre fatto teatro, ed il teatro mi ha sempre permesso di esprimermi appieno. Il teatro è anche occasione, così come il cinema, per una fuga dalla realtà e di poter vivere almeno un paio d’ore totalmente senza pensieri. È un momento che fa bene a tutti, a noi come artisti, a chi lavora dietro le quinte ed ovviamente a tutto il pubblico che mi sono reso conto che vuole davvero divertirsi».

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