Gianni Cavina è morto: l'attore cult di Pupi Avati aveva 81 anni. L'ultimo film: Dante

Gianni Cavina è morto: l'attore cult di Pupi Avanti aveva 82 anni Chi era
Gianni Cavina è morto: l'attore cult di Pupi Avanti aveva 82 anni Chi era
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Sabato 26 Marzo 2022, 09:35

Gianni Cavina è morto: l'attore cult di Pupi Avati aveva 81 anni. È morto questa notte a Bologna, dove era nato. Era malato da tempo. A dare la notizia all'Adnkronos, il produttore Antonio Avati, fratello di Pupi, con il quale Cavina ha girato diversi film, compreso l'ultimo 'Dante", ancora inedito. «Purtroppo - ha detto Antonio Avati - la moglie di Gianni all'alba di oggi ci ha dato questa tristissima notizia. Gianni era già malato ma aveva affrontato con grande forza anche le riprese di 'Dante", dove interpreta il notaio Pietro Giardino».

 

Nel 1997, Cavina ha vinto il Nastro d'argento al migliore attore non protagonista proprio con un film di Pupi Avati, 'Festival'. «Aveva le qualità dell'attore completo - ha aggiunto Antonio Avati - poteva passare dalle parti più comiche ed esagerate, come quelle che interpretò nei nostri primi film, a ruoli molto sentiti e importanti, che ha portato nei nostri film ma anche in quelli di altri importanti registi, da Luigi Comencini a Marco Bellocchio.

C'è un film di Pupi che la Rai ha e che spero che mandi in onda per ricordarlo, 'Il signor Diavolo', dove fa un bellissimo ruolo», ha concluso il produttore.

Il suo ultimo film

«Nel libro e nel film che uscirà a settembre, ho messo - racconta Pupi Avati - solo quello che Dante ha espressamente scritto. Ad esempio nella Vita Nova racconta del sogno incredibile in cui Beatrice nuda divora il suo cuore, sembra un film di David Lynch. Questa immagine è di una potenza tale che anche quando l'abbiamo girata a Cinecittà tutta la troupe era attonita, e non succede quasi mai che quando giri un film la troupe sia emotivamente coinvolta in quello che fai. Nel film ho aggiunto un elemento che mi ha suggerito Beatrice stessa: io mi sono reso conto che Beatrice era consapevole di essere Beatrice. Mi spiego: lei non era una Barbie californiana bella bionda che andava in giro, non era solo l'aspetto estetico. Nel suo sguardo c'era la consapevolezza di essere per la vita di Dante, quello che sarebbe stata».

Pupi Avati è stato l'ospite d'onore di Dante fuori campo: il sommo poeta tra politica, pedagogia e cinema, l'evento organizzato dall'Università Lumsa in occasione del Dantedì, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri che si celebra ogni anno il 25 marzo come tributo alla sua grandezza. «Dante» è un film che nasce da una idea letteraria dello stesso Avati, autore del romanzo «L'alta fantasia. Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante (Solferino, 2021)».

Il cineasta ha voluto condividere, davanti al rettore dell'Università Francesco, docenti e tantissimi studenti e degli istituti superiori presenti, Liceo Classico Dante Alighieri, San Giuseppe del Casaleto e ISS di via dei Papareschi, il suo stato d'animo per quello che sta succedendo: «Potete immaginare cosa significhi per me rivivere per la seconda volta la guerra, perché io lo so cosa significa: le sirene, i rifugi, uscire e trovare palazzi ridotti in cenere. Ero molto piccolo, ma capisco quello che stanno vivendo in Ucraina, io lo so cosa significa. Io mi auguravo che non fosse più necessario, che avevamo già dato. E' tutto così anacronistico, disarmonico, fuori sincrono, come diciamo nel cinema, nei riguardi della vita che stiamo vivendo si fa fatica a parlare di Dante mentre simultaneamente sta accadendo qualcosa che oramai pensavamo appartenere al passato».

Il film Dante ha una trama che prende avvio nel settembre 1350, ventinove anni dopo la morte di Dante a Ravenna, in esilio. In viaggio sulle orme di Dante si mette Giovanni Boccaccio, anche lui poeta, incaricato dalla città di Firenze di portare un risarcimento simbolico (10 fiorini d'oro) a suor Beatrice, figlia dell'Alighieri, che vive in un convento di Ravenna. Boccaccio compirà un tragitto pressoché uguale a quello compiuto da Dante fuoriuscito da Firenze e potrà conoscere le persone che lo hanno accolto e quelle che lo hanno respinto, ricostruendo la intera vicenda umana del ghibellin fuggiasco. Fanno parte del cast Sergio Castellitto (Giovanni Boccaccio), Alessandro Sperduti (Dante giovane), Alessandro Haber, Enrico Lo Verso, Milena Vukotic, Mariano Rigillo e Gianni Cavina. Ai ragazzi ha detto: «Io volevo fare il musicista jazz, ma Lucio m' insegnò che la passione se confrontata con il talento non è sufficiente, quindi cercate lo strumento con il quale raccontarvi e non è detto che coincida con la vostra passione. Per me fu doloroso rinunciare alla musica, ma poi ho incontrato il cinema ecco perché vi auguro d'incontrare un Lucio Dalla nella vostra vita».

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