Gabbani torna allo Sferisterio di Macerata: «Ecco il mio lato intimista»

Gabbani torna allo Sferisterio di Macerata: «Ecco il mio lato intimista»
Gabbani torna allo Sferisterio di Macerata: «Ecco il mio lato intimista»
di Chiara Morini
3 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Agosto 2022, 08:25

È in tour in giro per l’Italia con il suo ultimo album “Volevamo solo essere felici”: Francesco Gabbani farà tappa nelle Marche il prossimo venerdì 2 settembre, alle ore 21, con un concerto allo Sferisterio di Macerata, organizzato da Comune e Best Eventi, nell’ambito di Sferisterio live (info: 085 9047726).


Francesco Gabbani, il suo ultimo album sembra più introspettivo: come nasce?
«Non saprei dirlo con esattezza. È la continuazione della mia espressione musicale e del mio percorso di vita.

Le mie canzoni sono espressione dei miei ultimi due anni, con brani “ironici”, uno dei miei stili. Forse più che introspettivo direi intimista: nel mio album precedente cercavo di capire chi sono rispetto alla società, in questo lo faccio con me stesso».


La sua ricetta per la felicità?
«Non ce l’ho, altrimenti l’attuerei! Però posso parlare di attitudine alla felicità: non bisogna aspettare che arrivi, la felicità non deve essere il fine della vita, come tendiamo a fare noi occidentali. Dobbiamo cercare di essere felici tutti i giorni, godere delle piccole cose».


Il brano “Sangue darwiniano” sembra essere concettualmente la prosecuzione di Occidentali’s kharma.
«Lì c’è proprio una citazione espressa di Occidentali’s kharma, che richiama le lezioni di Nirvana e il Buddha in fila indiana. Cito anche altre frasi di mie canzoni, sono tutti concetti significativi di oggi che indicano che vogliamo essere quello che non siamo, forse questo atteggiamento è favorito dai social. Ma io resto indifferente a queste cose, e voglio dire che rimaniamo sempre noi stessi e come tale dobbiamo accettarci».


Tra i brani quale sente più suo?
«Difficile rispondere per me, direi tutti, quasi in un incontro sinergico. Ma dovendo rispondere potrei dire “La mira”, forse il più introspettivo, che parla del conoscersi, del crescere per evolversi».


Alcuni suoi brani sembrano essere preveggenti, di un’attualità straordinaria che non passa mai, come ci riesce?
«Per la verità non ho una vera e propria consapevolezza di questo, forse è dovuto al fatto che cerco sempre di essere sensibile alla realtà, mi guardo intorno nel mondo a 360 gradi».


Come fa ad attrarre pubblico di ogni età?
«Forse chi mi ascolta e chi mi segue è attratto dal mio modo di esprimermi, dai valori universali che cerco di cantare senza manie che proprio non ho. Canto analizzando la vita, in tutte le sue sfaccettature, per questo credo di essere amato da un pubblico così ampio. All’inizio, vedendo che c’era chi si fermava al solo aspetto ludico, un po’ ero esasperato, ma poi ora ha capito chi sono, gli piace seguirmi, forse se mi ripetesse la domanda sulla felicità, direi che è proprio questa».


Torna nelle Marche, ricordi particolari?
«Si ma non personali, per motivi privati non sono ancora mai potuto venire. Sono stato a Fermo nel 2017, poi l’anno dopo proprio allo Sferisterio, un bel luogo. Richiamando i ricordi di quel concerto la mente torna a quando quella sera pioveva, i concerti sotto la pioggia sono emozionanti, da un alto plusvalore per la sofferenza condivisa: chi resta lo fa perché ci tiene e il concerto diventa ancora più speciale».

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