Festival del giornalismo culturale, da Dante agli ipersocial la lingua italiana da difendere

La professoressa Lella Mazzoli
La professoressa Lella Mazzoli
di Elisabetta Marsigli
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Mercoledì 6 Ottobre 2021, 10:33

URBINO - La nona edizione del festival del giornalismo culturale, a Urbino dall’8 al 10 ottobre, affronta il tema della difesa della lingua italiana, a partire da Dante Alighieri. In linea anche con le celebrazioni dantesche, la manifestazione, dal titolo “Divina Cultura. La lingua e la sua difesa, da Dante agli ipersocial”, intende partire proprio dall’opera “De Vulgari eloquentia”, per scoprire l’evoluzione dell’italiano fino ai giorni nostri e il ruolo che in questo processo abbiano avuto e stiano avendo i media tradizionali e i social network.

«Partiremo dal presupposto che la lingua è un sistema aperto, in continua evoluzione e contaminazione. - spiega Lella Mazzoli, condirettore dell’iniziativa - Non possiamo immaginare una lingua statica. Il volgare nasce con Dante, quando stimolò i colti a costruire una lingua per tutti. Da allora sono state introdotte nuove parole, cancellate altre, ma la lingua “deve” cambiare. Poi sul fatto che il linguaggio comune, nel dialogo quotidiano, si sia impoverito, presenteremo i dati di una ricerca in cui abbiamo chiesto a mille italiani cosa pensano della salute della lingua. Cosa che abbiamo chiesto anche a linguisti, giornalisti culturali e semiologi». 


La scrittura
C’è grande curiosità sulle risposte che saranno rivelate proprio all’apertura del festival: un dato curioso è sicuramente che rispetto a coloro «che pensano che i Social abbiano impoverito la lingua italiana, c’è invece chi sostiene che proprio grazie al web e ai Social, in tanti hanno ricominciato a scrivere.

Magari anche frasi brevi, ma con un post hanno iniziato a comporre pensieri scritti».

E anche su chi si debba occupare della difesa della lingua ci sono pareri differenti: chi sostiene che debba essere la scuola, chi l’informazione culturale. L’evoluzione della lingua è un fatto positivo, ma se si presenta come contrazione, riduzione del vocabolario, utilizzo sbagliato della grammatica, allora si tratta di un cattivo uso, così come l’abuso di anglismi.

Dove trovare le responsabilità di un abbassamento del linguaggio? «L’informazione culturale ha abbassato il livello informativo. Non perché i giornalisti culturali debbano parlare in modo difficile: possono usare anche un linguaggio semplice, ma deve essere corretto. Sarebbe importante mantenere sintassi e grammatica di qualità».

Fondamentale sarebbe spingere, giovani e non, ad usare meglio la nostra bellissima lingua: «Cavalco da molti anni l’idea che per essere un buon giornalista occorre essere un buon lettore: - conclude Mazzoli - di saggistica, letteratura, pagine culturali, ecc, dove impari l’uso delle parole, della sintassi, impari il modo di comunicare ed informare. Per promuovere una buona informazione, occorre promuovere la cultura». A inaugurare il Festival, dopo l’apertura con il presidente Piero Dorfles e i condirettori Lella Mazzoli e Giorgio Zanchini, sarà la lectio magistralis dell’autrice siciliana Stefania Auci. 


Il Festival si apre oggi con la sezione Off: nella chiesa di Santa Maria del Gonfalone a Fano, alle 21, presentazione del volume “Virtuale è reale” di Giovanni Grandi. In programma domani, all Biblioteca del Duca alle 17, la presentazione del libro “Cultura e Scienza” di Vito Mancuso, Marco Malvaldi e Guido Tonelli ; infine venerdì alle 10.30 la presentazione del manifesto della comunicazione non ostile nell’aula magna del rettorato.

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