L'attore e regista fermano De Bernardin: «Pronto a ripartire con il nuovo spettacolo Alma Mater»

Stefano De Bernardin, attore e regista fermano
Stefano De Bernardin, attore e regista fermano
di Chiara Morini
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Venerdì 16 Aprile 2021, 12:41

FERMO - Il periodo è difficile per il teatro, ma Stefano De Bernardin, attore e regista fermano, non si perde d’animo, anzi, cerca di muoversi e fare quello che si può.


Stefano, costa sta facendo? 
«Cerco di muovermi come posso. Recentemente ho partecipato, con il musicista Roberto Zechini, a “Io sono Antonelli”, per Marche palcoscenico aperto. Sono stato anche a San Benedetto del Tronto a fare un live: ero ospite del conservatorio di Teramo, e ho fatto la voce recitante nel microdramma “Mozart e Salieri” di Aleksandr Puskin. Ricoprire questo ruolo è quello che faccio abitualmente quando lavoro con i musicisti».

 
Con Proscenio siete fermi? 
«Abbiamo fatto qualche lezione online e alcune prove. Fare queste cose online però è faticoso, per questo guardiamo anche con fiducia all’estate». 


Ha già in mente qualcosa? 
«Sì, spero si possa recuperare qualcosa tra maggio ed ottobre».


È difficile programmare in questo periodo? 
«Non è proprio facile. In realtà siamo al lavoro per il nuovo spettacolo Alma Mater. Io qui curo la regia, i testi sono di Stefano Tosoni. Abbiamo fatto una prova generale, e speriamo di poter debuttare a maggio nel teatro di Porto San Giorgio. Dovevamo farla l’anno scorso, era nella stagione, ma poi è andata come è andata. Rifaremo sicuramente Epos, con Stefano Tosoni, a Rocca Tiepolo e non solo. L’anno scorso è andata così bene, che posso dire tranquillamente che io e lui “ce le siamo suonate e cantate”. Ha avuto successo. A luglio, nell’arena di villa Vitali a Fermo dovrebbe esserci un festival, ma anche qui, come sempre, il condizionale è d’obbligo».


Altri progetti? 
«Dovrei fare qualcosa nella rassegna, sempre fermana, del teatro sul sagrato, la prossima estate: sarà collegata alla ballata del vecchio e il marinaio.

Poi con Synergie teatrali, ovvero Stefano Artissunch, dovremmo debuttare con “Le smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni».


Quindi ha fiducia nel futuro? 
«Sì direi di sì. Covid, o meglio gestione del Covid, permettendo. Nel frattempo proviamo, andiamo avanti a fare quello che si può, tentiamo di programmare, ma non è facile. Continuiamo e viviamo, sono giornate difficili, ma le condividiamo con altri. Lo facciamo perché dobbiamo vivere il presente come se fosse l’ultimo giorno, e guardare al futuro come se non si dovesse morire mai». 


Cosa si augura? 
«Ho tanti pensieri in questo periodo. Innanzitutto spero che in un prossimo futuro ci sia un maggiore riconoscimento per la nostra categoria professionale. Già ci sono alcuni gruppi che si stanno muovendo per adoperarsi in questo senso. Poi spero in una maggiore collaborazione con il territorio. Soprattutto quello locale, che è molto fertile, e proprio per questo non si dovrebbero sprecare le risorse, ma aiutare le piante a crescere meglio. Una metafora per dire che noi di questo settore non siamo cose, ma proprio risorse, e per questo serve maggiore interazione».


Niente online quindi per lei?
«Passi questo periodo, ma lo scambio tra territori va fatto considerando i centri culturali, quindi veri scambi culturali, non in rete però».

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