“Still waiting”, quattro appuntamenti realizzati da Teatro Linguaggi nel segno di Aspettando Godot

Fabrizio Bartolucci e Sandro Fabiani anima e cuore della compagnia fanese Teatro Linguaggi
Fabrizio Bartolucci e Sandro Fabiani anima e cuore della compagnia fanese Teatro Linguaggi
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 21 Febbraio 2021, 14:26

FANO - È l’attesa il tema al centro di “Still waiting”, costruito in quattro appuntamenti realizzati da Teatro Linguaggi per “Marche Palcoscenico Aperto. Festival del teatro senza teatri”. L’evento, che si svolgerà per 4 domeniche consecutive (da oggi al 14 marzo visibile sulla pagina Facebook della compagnia) è una trasposizione del celebre “Aspettando Godot”, il dramma beckettiano che doveva essere rielaborato in uno spettacolo teatrale (dal vivo), previsto nel cartellone autunnale di TeatrOltre e sospeso per la pandemia.


L’anima e il cuore della compagnia fanese, Fabrizio Bartolucci e Sandro Fabiani, di Teatro Linguaggi, che lavora da oltre 30 anni sul territorio nazionale, torna a misurarsi con la drammaturgia beckettiana, in una dimensione di dialogo con il reale, in luoghi reali. Per Bartolucci, “Aspettando Godot” è stato uno dei primi spettacoli della sua carriera di attore, quando ne fu interprete a 19 anni. Oggi, in un periodo fatto di lunghe attese, quel tema diventa necessità: quella di dar voce a una condizione, dove le attese si moltiplicano e diventano occasioni per degli episodi in streaming in 4 location. «Lo spettacolo che stavamo preparando era costruito per una messinscena dal vivo: l’occasione di partecipare a questo bando ci ha spinto a realizzare qualcosa di diverso - spiegano Fabrizio e Sandro -. Il teatro vive della performance dell’atto condiviso, il video media per forza il linguaggio. Abbiamo pensato a 4 episodi che potessero costruire un racconto articolato in 24 ore: quello di domenica 21 sarà alle 17,30, domenica 28 sarà alle 21,15, il 7 marzo sarà alle 10,15 e il 14 marzo alle 17,15. E anche i luoghi saranno diversi: partiremo da uno spazio aperto, accanto ad un albero, ci sposteremo in una chiesa, poi in un appartamento e infine in un teatro che lascerà intravedere una porta aperta».

Aperta per Godot, aperta per il pubblico, aperta e in attesa di qualcuno o qualcosa. 


Ognuno ha il suo “Godot” in questo momento: «Nel momento in cui si pensa a Godot è facile fare riferimento al periodo che stiamo affrontando. - proseguono - Cosa stiamo aspettando tutti? La fine di questa pandemia, il ritorno alla serenità, alla vita. Mai significato sarebbe stato più adatto. Anche per questo abbiamo scelto quattro ambienti diversi». Lavorare in streaming è solo un’opzione temporanea, lo spettacolo è quindi diverso da quello che vedremo in scena appena sarà possibile «Nel nostro caso il percorso è parallelo: è sicuramente meno interessante la ripresa di una messinscena teatrale, ma lavorare su più piani narrativi è stimolante e, soprattutto, può allargare l’interesse ad una platea più ampia».


Beckett è un autore che è stato affrontato più volte da Teatro Linguaggi, ma in questa nuova operazione si è creata una nuova sinergia: «Per cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno, occorre mettersi in gioco e non arrendersi: - concludono Bartolucci e Fabiani - il progetto di Amat ha messo in campo nuove sinergie e ha aperto nuove possibilità di lavoro tra professionisti. L’altra particolarità di questo spettacolo è che vedrà in scena tre generazioni di attori: oltre a Giuseppe Esposto, con cui abbiamo già collaborato, sarà con noi anche Filippo Paolasini di Asini Bardasci».

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