Puliani a cento anni dalla nascita di Pasolini: «Ha utilizzato la forza della rivelazione per far emergere verità che non si possono dire o che sono nascoste»

Pier Paolo Pasolini in una foto del 1960 sul set del film "Accattone"
Pier Paolo Pasolini in una foto del 1960 sul set del film "Accattone"
di Elisabetta Marsigli
4 Minuti di Lettura
Domenica 6 Marzo 2022, 10:23

FANO - Pasolini e la Guerra: una denuncia di grande attualità. A cent’anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, Massimo Puliani, docente e regista, ha ricordato la sua attività di scrittore con un programma sulla pagina Youtube della Rocca Malatestiana di Fano. Il programma fa risaltare la posizione dell’eclettico poeta nei confronti delle guerre e delle dittature, con la riproposizione della denuncia che Pasolini fece all’indomani delle due drammatiche invasioni da parte dell’Unione Sovietica in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968. La giornata dal titolo “100Pasolini” prevista nella rassegna RoccAperta, organizzata insieme a tre associazioni fanesi, si terrà nella programmazione estiva della Rocca. 

 
Puliani, chi era Pasolini e cosa rimane oggi del suo pensiero? 
«Con gli occhi di oggi, Pasolini è stato colui che ha utilizzato la forza della Rivelazione come linguaggio rivoluzionario. Rivelare, togliere il velo dell’ipocrisia, far emergere verità che non si possono dire o che sono nascoste. Rivelare il proprio io esistenziale, le angosce, i conflitti, ma anche la meraviglia e la bellezza della vita. Pasolini era un eretico, un polemista, un sociologo, un ideologo dell’arte, del cinema, del teatro e del paesaggio. Portava lo sguardo sulla città e sull’uomo. Documentava, con lucide analisi, il costume italiano ma anche la bellezza dell’architettura urbana che si deve preservare, che non bisogna demolire o intaccare con l’avvento dello sviluppo».

 
Pasolini aveva la capacità di leggere il futuro: oggi è come tornare indietro nel tempo con una guerra che insegue il passato? 
«Pasolini è riuscito a prevedere come il nostro sistema sia sempre in bilico: la nostra democrazia va sempre preservata, va curata e alimentata, perché la dittatura è pronta ad aggredire. Ma vorrei andare anch’io “controcorrente” e far emergere di Pasolini una sua produzione che i giovani amano molto, soprattutto quelli che hanno acquisito o vogliono studiare i linguaggi multimediali: si tratta di opere che noi denominiamo docu-film, docu-poesia, docu-inchieste o docu-appello (singolare è “Le Mura di Sana’a“ grido d’allarme indirizzato all’Unesco per la salvaguardia dell’architettura della città, 1973).

Non è certo pari a quel cinema che ha gremito le sale (il suo “Decameron” è stato campione di incassi) ma “Comizi d’Amore” e “La rabbia” del 1963 sono attualissimi».


L’attualità delle opere di Pasolini è più viva che mai...
«Come pubblicista era provocatorio (ricordiamo il suo grido: “Aboliamo la tv e la scuola dell’obbligo”, del 1975). Come regista cinematografico amava la fiaba popolare, i luoghi dell’Antico. La sua poetica e il suo modo di comunicare, il suo modo di scrivere, sia con la penna che con l’immagine, è di una complessità tale che va letta in modo graduale e arriva tanto all’intellettuale quanto al popolo. La complessità dell’opera artistica di Pasolini è continuamente mossa da una passione intellettuale, da un’idea forte. Ma è un’idea di una profonda unitarietà che intende esprimere, o capire, e che governa ogni modalità dell’esprimersi». 


Il teatro di Pasolini, che è la sua passione, è ancora attuale?
«Il suo teatro è potente. Penso ad “Affabulazione” recitato da Gassmann e da Orsini e messo in scena da Ronconi. L’attualità poi di “Bestia da Stile”, nata prima dei fatti della Cecoslovacchia, è derivata dal fatto che Pasolini la riscrisse perché “anacronistica” introducendo il personaggio Jan Palach che si darà fuoco per protesta nella Piazza Rossa di Mosca. Il dramma è un’esplorazione febbricitante estrema, una problematica che investe le fondamenta dell’essere umano a livelli che la coscienza vuole ipocritamente nascondere a se stessa. È una tragedia delle pulsioni oscure e violente che agiscono dal profondo dentro di noi, fra noi e intorno a noi: nell’individuo e nella società». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA