Fabio Frizzi a Tolentino in “Backstage di un compositore in concerto”: «Ricordo anche mio fratello Fabrizio»

Fabio Frizzi
Fabio Frizzi
di Chiara Morini
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Giovedì 31 Marzo 2022, 09:55

TOLENTINO - La storia della musica del cinema attraverso la lunghissima carriera di Fabio Frizzi: sarà narrata domenica 3 aprile, alle ore 18 al Politeama di Tolentino. Andrà in scena “Backstage di un compositore in concerto”, a cura del Fabio Frizzi Quartet (info 0733 968043).


Fabio Frizzi, come nasce lo spettacolo? 
«Dopo anni e anni passati in studio, per la mia attività di compositore, di brani divenuti davvero popolari, sono voluto salire sul palco e raccontare gli amici attraverso la mia musica. Poi è arrivato il lockdown, e in questo periodo ho scritto la mia autobiografia, dal titolo “Backstage di un compositore”, e da qui è arrivato lo spettacolo». 


Come sarà strutturato?
«Io non sono un attore, semmai un “chiacchierone”. Non recito, ma contestualizzo l’ascolto del brano che suoniamo. Racconto aneddoti dei film, come per “Amici miei” nato a casa mia. Racconto la mia lunga carriera, sarà come essere in un salotto. Vedendo questo spettacolo, Vincenzo Mollica mi ha proposto di fare “Prima che dimentichi tutto”».
Una storia fatta anche di registi e collaborazioni varie, a quale è più affezionato?
«Ho sempre dei bei ricordi legati allo scrivere la musica per i film. E guardi che non è facile farlo, perché non è detto che al regista piaccia, dipende da lui. Però in America mi apprezzano per Fulci, per la colonna sonora di Febbre da cavallo diretta da Steno. Ricordo con piacere il lavoro per Fantozzi, e anche la colonna sonora di alcune fiction, tra cui quella di Classe di Ferro».
A Tolentino quali ricordi riproporrà? 
«Tanti. Posso dire che ci sarano Fantozzi, Febbre da cavallo, e uno a cui sono particolarmente affezionato. Un jingle de “I fatti vostri”, che Michele Guardì porta con sé ormai da 30 anni. È un tema super popolare, una ballata divenuta un cult in televisione».
La colonna sonora che ancora non ha composto, ma vorrebbe? 
«Amo Hollywood, al momento sto scrivendo la musica per un film americano. E quando squilla il telefono sogno che dall’altra parte ci sia Spielberg. Lì i budget sono alti: con più risorse si possono avere orchestre maggiori e quindi fare un lavoro ancora migliore».
La musica quanto contribuisce al successo di un film?
«Dipende dal film. Come in quelli di Clint Eastwood, che ne mette poca e spesso la compone da solo. Ma dove ce n’è l’importanza è alta, si veda la carriera del grande Morricone: se Sergio Leone avesse creato la sua musica con altri, le emozioni dei suoi film sarebbero state diverse. La musica aiuta a fissare il ricordo e anche la storia del film».
Quanto attrae il pubblico? 
«Le rispondo con il film The Dune e l’Oscar dato quest’anno a Hans Zimmer».
La musica è importante per lei, immagino non sia ancora stanco… 
«Come potrei esserlo? Ho cominciato a 14 anni, faccio il lavoro che amo. Certo a volte pesa, ma la musica è per il 90% la causa del mio attaccamento al lavoro».
Un ricordo di suo fratello Fabrizio? 
«Lui è un punto fermo ancora oggi per me.

Lui non va via, conservo la sua presenza accanto a me. Lo ricorderò e così farà anche il pubblico. Era molto amato da tutti». 

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