CASTELFIDARDO . Tra gli oltre 200 musicisti da 20 nazioni, con oltre 60 eventi in cartellone, tra concerti, audizioni, premiazioni, presentazioni, seminari, incontri e mostre del Pif 2021 (in programma a Castelfidardo dal 28 settembre al 2 ottobre), il concorso di fisarmonica più importante al mondo per storia e qualità degli artisti selezionati per l’evento giunto alla sua 46esima edizione, spicca il nome di un maestro della tradizione della musica popolare: Eugenio Bennato.
Lo strumento del debutto
Dopo una edizione da “remoto” nel 2020, quest’anno il premio torna dal vivo per emozionare e stupire con artisti di grande caratura: Eugenio Bennato, autore e fondatore dei più noti gruppi di musica popolare, inaugurerà il festival il 28 settembre, ore 21.30, al Parco delle Rimembranze. La storia musicale di Eugenio è iniziata proprio con la fisarmonica: «Ho iniziato suonando la fisarmonica, era così pesante per un bambino, ma mi ha illuminato: è uno strumento in grado di produrre ritmo e melodia allo stesso tempo, perché il mantice si trasforma in una sorta di percussione. Ed è questo forse il motivo, per cui la fisarmonica è diventata elemento determinante nella musica popolare». Una presenza fondamentale nella musica del Mediterraneo, ma non solo: «Fisarmonica, ma anche organetto che hanno sviluppato una musica popolare di alto virtuosismo. Penso a quei virtuosi di organetto che si esibiscono in Calabria in vere jam session di stile jazzistico». Come sottolinea Bennato, la fisarmonica rimane uno strumento sempre vivo e importante, capace di viaggiare nel tempo, tra passato e futuro: «Le nuove generazioni di fisarmonicisti sono portate a rinnovarsi: i ragazzi che ho davanti sono proiettati nel futuro».
E la tradizione di Castelfidardo è un punto di riferimento importante a livello mondiale: «Castefidardo produce fisarmoniche e ne mette in evidenza il valore: è una manifestazione importante perché rilancia un’identità, elemento importante nella cultura di oggi.
Oltre i confini
Una musica che ha oltrepassato ogni confine: «Basti pensare che a Milano ci sono scuole di tarantella. Ma dirò di più: anni fa, per un concerto a Parigi, non arrivò il bagaglio che conteneva i nostri tamburelli: bastò una telefonata alla scuola di tarantella di Parigi che ci portarono tutto il necessario. Una volta, tutto questo non sarebbe stato possibile». E anche il suo recente progetto Discografico “Qualcuno sulla terra” è «un ennesimo ponte tra sacro e profano: le credenze popolari e religiose da sempre si sono mescolate: un altro patrimonio che rischia di essere dimenticato e che serve mantenere vivo».