Eugenio Bennato al Premio internazionale di Castelfidardo: «Ho iniziato suonando la fisarmonica»

Eugenio Bennato
Eugenio Bennato
di Elisabetta Marsigli
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Venerdì 24 Settembre 2021, 05:55

CASTELFIDARDO . Tra gli oltre 200 musicisti da 20 nazioni, con oltre 60 eventi in cartellone, tra concerti, audizioni, premiazioni, presentazioni, seminari, incontri e mostre del Pif 2021 (in programma a Castelfidardo dal 28 settembre al 2 ottobre), il concorso di fisarmonica più importante al mondo per storia e qualità degli artisti selezionati per l’evento giunto alla sua 46esima edizione, spicca il nome di un maestro della tradizione della musica popolare: Eugenio Bennato.

 
Lo strumento del debutto
Dopo una edizione da “remoto” nel 2020, quest’anno il premio torna dal vivo per emozionare e stupire con artisti di grande caratura: Eugenio Bennato, autore e fondatore dei più noti gruppi di musica popolare, inaugurerà il festival il 28 settembre, ore 21.30, al Parco delle Rimembranze. La storia musicale di Eugenio è iniziata proprio con la fisarmonica: «Ho iniziato suonando la fisarmonica, era così pesante per un bambino, ma mi ha illuminato: è uno strumento in grado di produrre ritmo e melodia allo stesso tempo, perché il mantice si trasforma in una sorta di percussione. Ed è questo forse il motivo, per cui la fisarmonica è diventata elemento determinante nella musica popolare». Una presenza fondamentale nella musica del Mediterraneo, ma non solo: «Fisarmonica, ma anche organetto che hanno sviluppato una musica popolare di alto virtuosismo. Penso a quei virtuosi di organetto che si esibiscono in Calabria in vere jam session di stile jazzistico». Come sottolinea Bennato, la fisarmonica rimane uno strumento sempre vivo e importante, capace di viaggiare nel tempo, tra passato e futuro: «Le nuove generazioni di fisarmonicisti sono portate a rinnovarsi: i ragazzi che ho davanti sono proiettati nel futuro».

E la tradizione di Castelfidardo è un punto di riferimento importante a livello mondiale: «Castefidardo produce fisarmoniche e ne mette in evidenza il valore: è una manifestazione importante perché rilancia un’identità, elemento importante nella cultura di oggi.

Un artigianato che si contrappone all’industrializzazione, contro la globalizzazione». La musica popolare ha radici nella cultura e nella tradizione di ogni popolazione e per questo va mantenuta viva: «Quando fondai la Nuova Compagnia di Canto Popolare demmo avvio ad una accensione di riflettori su questa importante realtà. Così come quando fondai Musica Nova che aveva l’obiettivo di scrivere nuova musica per calarsi nel presente. “Brigante se more” è diventato l’inno di tutte le rivendicazioni popolari, da nord a sud, dimostrando quanto il messaggio fosse senza confini. E non è un caso che Taranta Power abbia permesso la diffusione a livello di word music di questa tradizione: quando Peter Gabriel mi chiamò al suo festival, fu la prima apparizione di musica etnica italiana nel mondo».


Oltre i confini
Una musica che ha oltrepassato ogni confine: «Basti pensare che a Milano ci sono scuole di tarantella. Ma dirò di più: anni fa, per un concerto a Parigi, non arrivò il bagaglio che conteneva i nostri tamburelli: bastò una telefonata alla scuola di tarantella di Parigi che ci portarono tutto il necessario. Una volta, tutto questo non sarebbe stato possibile». E anche il suo recente progetto Discografico “Qualcuno sulla terra” è «un ennesimo ponte tra sacro e profano: le credenze popolari e religiose da sempre si sono mescolate: un altro patrimonio che rischia di essere dimenticato e che serve mantenere vivo». 

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