Equipe 84-La storia in concerto nelle Marche. Tony Mione: «Un’emozione sentire i giovani che cantano le nostre canzoni»

Equipe 84-La storia in concerto nelle Marche. Tony Mione: «Un’emozione sentire i giovani che cantano le nostre canzoni»
Equipe 84-La storia in concerto nelle Marche. Tony Mione: «Un’emozione sentire i giovani che cantano le nostre canzoni»
di Chiara Morini
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Mercoledì 3 Maggio 2023, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 4 Maggio, 12:30

In viaggio dal passato verso il futuro: è quello che l’Equipe 84 – la storia fanno in giro per l’Italia, e che faranno anche in piazza a Belmonte Piceno, mercoledì 3 maggio alle 21,30. Una storia gloriosa, quella degli Equipe 84, portata avanti negli anni ‘70 dal duo Franco Ceccarelli e Victor Sogliani, dopo che Vandelli e Cantarella hanno fatto scelte professionali diverse. Scomparso Sogliani, Ceccarelli ha portato avanti il gruppo fino all’ingresso di Tony Mione, Giuliano De Leonardis, Roberto De Vincentis e Marco di Marco.
Tony Mione, cosa cantate?
«Cantiamo tutti i brani storici del gruppo con un medley, a metà concerto, in cui omaggiamo i gruppi “amici” degli anni ‘60, come Camaleonti, Nomadi, New Trolls».

 
Quanto c’è dell’indimenticabile Ceccarelli, in questa musica?
«C’è tutto Franco. I brani storici li abbiamo riarrangiati con lui, Franco li voleva in modo più rock e avevamo iniziato a lavorare a un nuovo disco, ma purtroppo ci ha lasciato dopo il secondo brano».
Cosa vi ha lasciato Ceccarelli?
«Franco e Victor erano i veri leader del gruppo, che hanno portato avant dopo che nel 1974 Vandelli ha voluto intraprendere la carriera da solista e Cantarella ha voluto fare il produttore, tra l’altro scoprendo, quando lavorava in radio, un certo Vasco Rossi. Poi, dopo la morte di Victor Sogliani, Franco ha trovato dei nuovi musicisti e siamo arrivati noi».
Uno, immagino dei tanti, ricordi di Franco Ceccarelli?
«Ce ne sono migliaia, innanzitutto il nome del gruppo, a cui abbiamo aggiunto la storia, perché essendo nome celebre non possiamo usarlo. Il più bel ricordo di lui è legato alle tournée, a quando giravamo l’Italia e Franco ci raccontava la storia dell’Equipe 84. Poi il ricordo del compleanno nello stesso giorno, ovviamente lo stesso segno zodiacale, solo lui più grande di me. Mi diceva che ero un grande artista, ma non dovevamo varcare i nostri rispettivi confini, solo rimanere l’uno accanto all’altro. Franco è stato come un padre, un amico, lui è stato un artista speciale, non solo un musicista, anche un grande oratore».
L’Equipe 84 ha segnato un’epoca, secondo voi come mai la vostra musica è così amata anche dai giovani?
«Il punto è proprio questo. Quando siamo sul palco nei live diamo tanto al pubblico e il pubblico dà molto anche a noi. Ma io personalmente mi emoziono davvero tanto a vedere come, oltre agli spettatori non più giovani che conoscono i brani, ci siano anche tanti giovani che li cantano, pur non avendoli vissuti. E mi creda sono davvero tanti».
Voi e Vandelli, e Cantarella?
«Dopo l’addio al gruppo Vandelli non ha avuto rapporti né con Franco, né con noi. Non hanno litigato, nessuno screzio. Con Cantarella, che ci ha lasciati il mese scorso, ci siamo visti. È stato lui che alla morte di Franco ci ha spinti ad andare avanti, dicendoci “voi siete vissuti con lui”».
Cosa pensate della musica di oggi?
«Domanda difficile, ma noi rispondiamo in modo facile: noi veniamo da una cultura musicale immensa, come Pfm, Deep Purple, Eagles, Pink Floyd, o Lucio Battisti e Lucio Dalla, Claudio Baglioni o Fabrizio De Andrè. Oggi come si fa a giudicare quando non si canta più, non si suona più, i suoni analogici non ci sono più, e non si riconoscono tra loro per via del digitale. Oggi i suoni sono sempre gli stessi, la discografia italiana non mi piace, esiste solo Sanremo per la musica italiana, con personaggi che non rappresentano l’Italia. Sono deluso, ma allo stesso tempo felice per quello che porto avanti. Oggi ci sono solo rap e trap: è musica questa?».
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