Enrico Brignano ritorno al cinema: «Fare tv oggi è rischioso, troppe trasmissioni-spazzatura»

L'attore romano è tornato sul set per girare "Una commedia pericolosa", accanto a Gabriella Pession nella parte di un hostess

Enrico Brignano, il ritorno al cinema: «Fare tv oggi è rischioso perché ci sono in giro troppe trasmissioni-spazzatura»
Enrico Brignano, il ritorno al cinema: «Fare tv oggi è rischioso perché ci sono in giro troppe trasmissioni-spazzatura»
di Gloria Satta
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Sabato 29 Ottobre 2022, 08:38

Nelle eleganti e silenziose strade dei Parioli, alle spalle di via Panama, Enrico Brignano in versione 007 all'amatriciana alla guida della sua Panda scassata pedina un presunto killer. Ma le cose, scoprirà, non stanno affatto come sembra. E su questo stesso registro tra equivoci e risate, colpi di scena e colpi di fulmine, si snoda Una commedia pericolosa, il film che riporta Brignano, 56, sul grande schermo a tre anni da Tutta un'altra vita.

Enrico Brignano torna al cinema

Il regista è ancora una volta Alessandro Pondi, 50, già sceneggiatore di cinepanettoni e aiuto di Mario Monicelli, la produzione Rodeo Drive con RaiCinema e la protagonista femminile la spiritosissima Gabriella Pession con un look alla Marilyn: interpreta la hostess svampita che il metronotte Maurilio-Brignano spia dalla finestra e di cui finisce per innamorarsi, trascinandola nelle sue folli avventure di aspirante investigatore privato destinato a scontrarsi con il collerico commissario Fortunato Cerlino. Abbiamo incontrato Enrico sul set.


Perché, Brignano, ha deciso di girare questo film?
«Mi è sembrata una commedia divertentissima, a cavallo tra spy-story e love-story. Ma quando mi hanno offerto di interpretarla ho domandato: Sicuri di volere proprio me?, anche se la proposta mi pareva bellissima».


Cosa la rendeva incredulo?
«Nei miei 40 anni di carriera non ho mai fatto un personaggio simile. Qualche poliziotto sì, ma non un solo 007, nemmeno da ridere come questo. E il mio Maurilio è un tipo particolare, spia i vicini ma è un uomo fragile che all'amore preferisce la solitudine finché non incontra la hostess».


Dopo la pandemia, e con una guerra in atto, bisogna rivedere tutti i principi del divertimento?
«Oggi, per noi comici, far ridere il pubblico è diventata una grande responsabilità: abbiamo il compito di risollevare gli animi dopo il Covid, mentre infuria il conflitto, si prospetta il caro-bollette, la siccità è all'orizzonte e il buco nell'ozono sta ancora là».


E lei come vive questa responsabilità?
«Facendo il mio lavoro con il massimo impegno e accettando ad esempio che i miei spettacoli vadano in tv, in modo da essere visto anche da chi non ha i mezzi per comparsi il biglietto».


Un programma tutto suo non lo vorrebbe?
«Fare tv oggi è rischioso perché ci sono in giro troppe trasmissioni-spazzatura.

La programmazione è diventata schizofrenica, legata alla politica, cioè a chi è di turno nella stanza dei bottoni. La qualità del prodotto è scaduta e si cerca solo il litigio per fare ascolti».

 


Ma un comico non deve fare i conti con la realtà?
«Senza dubbio, ma chi fa il mio mestiere oggi ha la preoccupazione costante di essere politicamente corretto o almeno non del tutto scorretto per non finire infilzato dai social. Sul web ci sono dei giudici ferocissimi. In confronto a loro i critici più spietati sembrano dei chierichetti».


Ha 734mila follower su Instagram, non le piace essere un punto di riferimento della rete?
«Tra i social e me c'è una reciproca stima, ma ognuno a casa sua. I follower non mi aggiungono né mi tolgono niente, la differenza la fa chi paga il biglietto per venirmi a vedere in scena».


Il 31 dicembre porterà il suo spettacolo Ma...diamoci de tu! a Roma, al Palazzo dello Sport. Cosa pensa dei problemi della sua città?
«E che devo pensare? Siamo ancora senza sindaco, in attesa del ballottaggio: qualcuno infatti è convinto che Roberto Gualtieri non esista... scherzi a parte, a Roma non è cambiato niente purtroppo. Ma un'idea di raccolta differenziata per ripulire la città dall'immondizia io ce l'avrei: ai cinghiali diamo il grosso, ai gabbiani l'umido e il resto ai topi».


Che significa diventare padre a 50 anni passati?
«I miei figli Martina, 5 anni e mezzo, e Niccolò di 15 mesi (avuti dalla moglie Flora Canto, ndr) mi hanno cambiato la vita, oggi averli accanto è una gioia indescrivibile. Passo con loro tutti il tempo che posso, ci gioco tanto. Ieri abbiamo visto il cartoon Frozen tutti stretti nel lettone. E quando la bambina ha capito che la voce del pupazzo di neve Olaf è la mia, beh mi sono emozionato».

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