“Zoè. Digital edition” in scena. La coreografa: «Ma davvero c'è chi si scandalizza ancora per il nudo»

"Zoè.Digital edition" della coreografa Luna Cenere
"Zoè.Digital edition" della coreografa Luna Cenere
di Elisabetta Marsigli
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Mercoledì 24 Febbraio 2021, 11:46

PESARO - “Amato teatro a casa tua!”, offre, questa sera (h21.15) l’occasione di assistere ad uno spettacolo di danza: dal teatro Rossini di Pesaro, Luna Cenere, miglior “coreografa emergente” per il Premio Danza & Danza 2020, propone il debutto in streaming, in prima assoluta, di “Zoé. Digital edition”.

 
Il confronto
Questa versione digitale dello spettacolo, spinge al confronto con l’assenza di pubblico fisico, attraverso un sguardo “non dal vivo”, ma mediato dall’occhio della videocamera. «Non si è trattato di modificare il lavoro, - spiega Luna - ma di proporre un intervento digitale guidato. Ho provato a lavorare con la telecamera come l’occhio dello spettatore avrebbe guardato lo spettacolo. Non ho inserito telecamere sul palco, ma ho costruito una guida, attraverso i feedback nati durante il percorso di creazione, rispetto a ciò che l’occhio percepiva e ne ho fatto tesoro per usarli nella ripresa. Lo spettacolo ha un aspetto architettonico, i corpi lavorano con le loro architetture creando dei paesaggi visivi in scena: era necessario che questo aspetto fosse colto dalla telecamera con riprese larghe. Allo stesso tempo però, ci sono molti dettagli che invece necessitano una certa vicinanza. Quindi la mia cura è stata dedicarmi al gioco tra vicinanza e lontananza dello sguardo». Zoé è la costruzione di uno spazio in cui una piccola comunità di corpi è riportata al grado zero della vita.


La rfilessione
Uno spazio di riflessione sul corpo e sull’esistenza che nella sua nudità si offre allo sguardo, umana, animale, spersonalizzata, acefala.

La coreografia è una scrittura sui corpi e dei corpi che in questo caso diventa declinazione delle forme e significati della loro nuda vita, tema che la memoria collettiva e le coscienze dell’oggi sono chiamate a interpretare. È ancora un tabù la nudità, oggi? «Essendo questa la mia cifra artistica, chi mi segue sa che uso molto la nudità e mi fa sorridere che sia ancora oggi, considerata un tabù. Il corpo nudo di per sé non è volgare, né pornografico, è l’uso sbagliato che lo rende tale. Dovremmo insegnare ai ragazzi ad avere un rapporto naturale con il proprio corpo: nudità come spazio di meraviglia e corpo come paesaggio».


Lo spettacolo nasce all’interno del progetto Genealogia, processo di costruzione di un alfabeto di segni che possano divenire linguaggio coreografico, dove emerge il potenziale metafisico, animale e sociale. Quanto ha cambiato i nostri corpi la pandemia? «Abbiamo dovuto isolare i nostri corpi in una condizione di solitudine e da danzatrice l’ho sentita moltissimo. La nostra esperienza è stata totalmente capovolta: stiamo negando emozioni che passano per il corpo. Per questo ho riflettuto molto prima di debuttare in digitale. Ma, al di là delle necessità produttive, credo sia necessario anche aver un rapporto attraverso quello che in questi mesi ci siamo abituati a guardare. Possiamo scegliere cosa ricevere nelle nostre case e quindi non è casuale la visione, la scelta di uno spettacolo, nonostante il fortissimo filtro del video, che può andare a decostruire quello a cui rischiamo di abituarci».
Lo spettacolo sarà preceduto (h18.30) da una conversazione su Zoom (accesso gratuito ID riunione 890 7173 7115; Passcode 919677) tra la critica di danza Maria Luisa Buzzi e la stessa Luna Cenere.

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