La politica del benessere nel nostro futuro, ma il gap tra le aspettative dei popoli e le risposte dei governi tende ad aumentare

Luigi Di Gregorio, professore aggregato di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo
Luigi Di Gregorio, professore aggregato di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo
di Anna Maria Morsucci
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Venerdì 7 Maggio 2021, 15:45

ANCONA - Siamo parte di un unicum e tutto è collegato. A questa conclusione erano già arrivati gli antichi greci e, nella fattispecie i seguaci di Platone, quando ipotizzarono un’Anima Mundi: la vitalità della natura nella sua totalità, assimilata a un unico organismo vivente. Un principio unificante dal quale prendono forma i singoli organismi che, pur articolandosi e differenziandosi, risultano alla fine legati. La pandemia ci ha ricordato che tutto è collegato e non possiamo vivere bene in un mondo infelice e degradato. Perché anche dagli altri dipendono le nostre abitudini, il nostro benessere e, ancor di più la nostra felicità. 

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Negli ultimi anni c’è stata una sorta di corsa a qualunque cosa che, grazie all’abnegazione personale, potesse portare un minimo di equilibrio e conforto interiore. Così, via ai corsi sull’auto-miglioramento. Via ai seminari di filosofia trascendentale o nuovi paganesimi che dovrebbero riportarci vicini alla nostra essenza. Ed è bellissimo… se non fosse che, finito di meditare o di espandere i Chakra, dobbiamo poi tornare alla vita di tutti i giorni e affrontare i problemi quotidiani. E qui sono dolori, perché quello da cui stavano cercando di fuggire, a volte di negare, ritorna in tutta la sua potenza negativa.

Come fare allora? Come difendersi o, ancora meglio: come prendere in mano le redini, non solo della nostra essenza interiore ma del nostro corpo e del mondo che ci circonda? 


La risposta, secondo Luigi Di Gregorio, professore aggregato di Scienza politica all’Università della Tuscia di Viterbo è piuttosto semplice: «Bisogna innanzitutto capire la contemporaneità. Se non la si capisce, la si subisce. Il malessere di oggi è prima di tutto una crisi di accountability, vale a dire una crisi di responsabilità, in termini di etica e governance. Il gap tra le aspettative del popolo - il demos - e le risposte dei governi - il kratos - tende ad aumentare da diversi decenni». Questa sofferenza, che Luigi Di Gregorio chiama “malessere democratico”, può colpire chiunque e la vediamo anche nei disturbi della personalità come per esempio il narcisismo.


Ci sono sempre più individui che vivono nella esclusiva considerazione ed esaltazione di se stessi e hanno serie difficoltà a creare relazioni stabili e basate sul rispetto dall’altro. «È una sorta - sottolinea l’esperto - di patologia autoimmune e degenerativa che si è prodotta a seguito di mutamenti fortemente voluti in tutto l’Occidente e che proseguono e si intensificano nella contemporaneità. Il malessere deriva dalla lunga transizione alla postmodernità o, per alcuni, all’ipermodernità: individualizzazione, globalizzazione, fine delle grandi narrazioni, perdita del senso sociale, crisi del sapere, delle istituzioni e delle autorità cognitive, nuove percezioni e concezioni del tempo e dello spazio, sindrome consumistica e logica dell’usa e getta, crisi delle identità e fine delle comunità solide, incremento dei non luoghi e delle gratificazioni istantanee, ritorno a logiche di folle più che di massa». La conoscenza di queste dinamiche, unita magari a un buon lavoro interiore e associato a uno stile di vita sano, non solo ci farà sentire meglio ma può permettere di cambiare, davvero, il mondo.

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