Cortellesi, torna “Come un gatto in tangenziale”: «Io, popolana tenace in difesa delle donne»

Cortellesi, torna Come un gatto in tangenziale : «Io, popolana tenace in difesa delle donne»
Cortellesi, torna “Come un gatto in tangenziale”: «Io, popolana tenace in difesa delle donne»
di Gloria Satta
4 Minuti di Lettura
Sabato 14 Agosto 2021, 10:43

Monica, la travolgente borgatara romana, è tornata: tatuaggi esagerati, canotte ultra-trash, le sorelle cleptomani, l'ex marito avanzo di galera e una serie infinita di «impicci» (compreso un arresto) da risolvere con l'aiuto dell'amico radical chic Giovanni, Paola Cortellesi, 47, ritrova il suo personaggio più fortunato accanto all'altrettanto irresistibile Antonio Albanese in Come un gatto in tangenziale - ritorno a Coccia di Morto. Il film, sequel del successo di 3 anni fa e sempre diretto da Riccardo Milani, avrà un'anteprima oggi e domani in 427 sale poi dal 26 agosto ne occuperà 900, punta di diamante della ripresa del box office. Ancora più divertente del primo, interpretato da Claudio Amendola, Sonia Bergamasco, Alessandra e Valentina Giudicessa, Franca Leosini (fa sé stessa), il film punta su nuovi personaggi: il prete bello Luca Argentero e la sponsorship hunter Sarah Felbembaum.


E, nel segno della grande commedia italiana (Paola è co-sceneggiatrice), torna a raccontare il costume attraverso uno scontro di classe: da una parte la periferia con i suoi problemi, dall'altra i tic e le sterili teorizzazioni della borghesia di sinistra. Capalbio contro Coccia di Morto, di nuovo, con love story improbabile e happy end conciliatorio sull'ormai mitica spiaggia di Fiumicino.
Paola, quanto c'è di suo nella Monica del film?
«Non moltissimo, ma il mio personaggio rispecchia tante donne che ho conosciuto: è la classica popolana romana, aggressiva per difesa, facile preda del qualunquismo eppure generosa. Risolve i problemi a capocciate o impugnando la mazza da baseball, ma le voglio un gran bene».
Anche lei è cresciuta nella periferia romana, a Massimina: esperienza dura?
«No, la mia era una borgata popolare ma relativamente tranquilla.

Niente a che vedere con la realtà difficile di Bastogi dove vive Monica. A Massimina c'era, come in tutte le periferie, un senso di isolamento. Cinema, teatri e librerie dovevi andare a cercarli altrove».


E lei aveva voglia di scappare?

«Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia di ampie vedute che ha instillato in noi figli il verme della curiosità. Al cinema, a teatro, ai concerti sono sempre andata. Non sono scappata, ho lasciato il quartiere quando si è presentata l'opportunità di abitare altrove».
Dal 2014 lei firma le sceneggiature dei suoi film: cosa l'ha spinta a cominciare?
«L'esigenza di esprimere le mie idee, la voglia di raccontare le donne come le vedo io anche per le altre donne. Ci sono ancora poche protagoniste e pochi ruoli femminili divertenti».
Le quote rosa sanano gli squilibri?
«Rappresentano un paradosso: in una società meritocratica non dovrebbero esistere ma sono ancora necessarie».
Lei è mai stata discriminata?

«Come autrice, molte volte. Anni fa scrivevo una sceneggiatura con due uomini ma i produttori si rivolgevano solo a loro. Istintivamente, senza cattiveria. Allora ho deciso di scrivere il primo film, “Scusate se esisto”, la cui protagonista si finge uomo per poter lavorare».
Quale considera il suo più grande successo?
«Come un gatto in tangenziale. Al di là dei super-incassi, è stato capito e amato da tutti».
A parte il desiderio di fare il bis al botteghino, perché avete realizzato il sequel?
«Volevamo raccontare l'impegno sociale attraverso la figura del prete Argentero che aiuta i più svantaggiati. Ma anche esprimere il bisogno di compattezza e condivisione che, molto forte all'inizio della pandemia, oggi si è perso».
Che programmi ha?
«Ho girato la serie Petra 2 diretta da Maria Sole Tognazzi. E preparo il debutto nella regia: mi sento pronta, c'è chi è disposto a darmi fiducia».
Da romana, cosa augura alla nostra martoriata città?
«Amministrare la Capitale è difficilissimo, ma anche noi romani abbiamo delle responsabilità. La vera rivoluzione deve partire dai cittadini. Roma è di tutti, diamoci da fare in prima persona per renderla pulita e vivibile». 

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