"Come niente", il film su due ragazzine e un nonno nelle Sae. L'autrice: «Il Complesso di Telemaco dopo il sisma»

Elena Casaccia e le casette realizzate dopo il terremoto di Pievebovigliana
Elena Casaccia e le casette realizzate dopo il terremoto di Pievebovigliana
di Giovanni Guidi Buffarini
3 Minuti di Lettura
Domenica 7 Marzo 2021, 06:15

ANCONA - Un piccolo film marchigiano debutta, venerdì prossimo, su alcune delle più importanti piattaforme internettiane: Chili, Google Play, Rakuten, Apple Tv, The Film Club, poi sarà anche su Amazon Prime. Si intitola “Come niente”, lo ha prodotto l’anconetana Guasco.

Ne parliamo con Elena Casaccia, che di Guasco è responsabile Progetti e Comunicazione e del film ha scritto il soggetto assieme a Fabrizio Saracinelli, il presidente di Guasco.


Come nasce il film?
«La storia nasce dal desiderio di affrontare il tema della genitorialità imperfetta, della paternità liquida e ciò che determina: il Complesso di Telemaco di cui parla il filosofo Massimo Recalcati.

Le due ragazzine protagoniste vivono una situazione familiare molto complicata. Il padre è assente, la madre ha problemi psichiatrici, la si vede all’inizio e basta. Lo scorbutico nonno, a cui vengono affidate per l’estate, è stato a sua volta un padre inadeguato. Ci è poi sembrato giusto calare questa vicenda complessa in una realtà altrettanto complessa. Nella zona del sisma, nelle Sae sorte accanto a Pievebovigliana distrutta. Questi moduli abitativi formano un paesaggio di geometria quasi hitchcockiana. Sono luoghi senza storia. Nonluoghi, come gli autogrill».

 


La famiglia disfunzionale, la vita dopo il terremoto. Di che altro parla il film?
«Parla della donna che rinuncia: la ragazzina calciatrice è tentata di mettere da parte i propri sogni sportivi. Parla della difficoltà di accogliere il diverso: si veda la sorella minore, sempre con il casco in testa e perciò bullizzata. Parla dei ragazzi che urlano per chiedere aiuto e spesso non vengono ascoltati».


Tematiche toste.
«Ma trattate con leggerezza. Al dunque, “Come niente” è una commedia rivolta a tutta la famiglia. Un film senza velleità autoriali ma, me lo lasci dire, molto dignitoso, per quanto realizzato a basso budget».


Come siete riusciti ad agganciare un distributore come Minerva?
«Questo è uno dei primi risultati prodotti dalla nascita, nel 2019, di Cna Cinema e Audivisivo Marche. Il panorama cinematografico marchigiano è pieno di tante realtà vitali ma minuscole. Cna Marche funziona come un sindacato di categoria. Riunisce queste realtà, le aiuta a entrare nella dimensione nazionale. Abbiamo mandato il nostro film a Gianluca Curti, presidente e di Minerva e del Cna nazionale, il film è piaciuto, Minerva ha deciso di distribuirlo. Ora chiediamo alla Regione una legge organica sul modello di quella dell’Emilia Romagna. Darebbe un grosso impulso a tutto il settore».


A “Come niente” hanno lavorato tanti giovani marchigiani.
«Abbiamo coinvolto i ragazzi di Poliarte, dell’Accademia di Macerata. Abbiamo investito su di loro. I giovani hanno diritto di essere messi alla prova, d’avere un’occasione per mostrare quanto valgono. Hanno anche il diritto di sbagliare: sbagliando si cresce. I nostri ragazzi hanno dimostrato di saperci fare».


State pensando a un nuovo lungometraggio? 
«Abbiamo già un soggetto. Dieci ragazzi in barca a vela, la barca ha un’avaria, si ferma davanti al Conero. Loro scendono a terra dove si intrecciano una serie di vicende. La sceneggiatura è di nuovo affidata a Giulia Betti. Contiene riferimenti sia al periodo pandemico sia al “Decameron”: ma non per ciò che concerne il sesso. Vorremmo iniziare la riprese a settembre. Speriamo vada tutto bene».

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