Sgarbi, curatore della mostra “La solitudine delle cose” a Civitanova: «Listri tra abbandono e poesia»

Vittorio Sgarbi, curatore della mostra su Listri a Civitanova
Vittorio Sgarbi, curatore della mostra su Listri a Civitanova
di Chiara Morini
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Sabato 26 Giugno 2021, 10:50

CIVITANOVA - Stanze abbandonate e luoghi solitari: una ventina di scatti di Massimo Listri saranno esposti da oggi (inaugurazione alle 17) e fino al 30 settembre prossimo nello spazio multimediale San Francesco di Civitanova Marche, nella mostra “La solitudine delle cose” pensata da Vittorio Sgarbi.

 
«L’ho vista in anteprima e sarò presente all’inaugurazione – afferma il critico d’arte -. Il sindaco Fabrizio Ciarapica mi ha contattato per organizzargli alcune iniziative. In passato in questo spazio avevo curato altre mostre con Stefano Papetti e ho scelto Massimo Listri, fotografo conclamato». Proprio lui, insieme allo stesso Sgarbi, ha rivoluzionato il mondo dell’editoria dell’arte. Dagli anni ’80, Listri ha scattato per l’editore Franco Maria Ricci tutte le più belle stanze dei musei italiani e non solo. «Non solo quelle – precisa Sgarbi – ha ripreso anche le stanze vuote, rimaste abbandonate dopo il loro utilizzo. Ormai la fotografia stessa è una vera e propria forma d’arte». Ma diversa da quella delle opere esposte ad Ascoli Piceno, che fanno parte della sua collezione. Lì c’era il bello, tracce più «mie», sostiene il curatore. «In un mondo dominato da selfie – spiega Sgarbi – un grande fotografo ha una grande capacità artistica, quella di mettere al centro proprio l’arte fotografica. Anche in stanze abbandonate». 
Il titolo “La solitudine delle cose” nasce dopo che lo stesso Sgarbi ha visto gli scatti di Listri. «Una serie omogenea di fotografie e così io ho scritto un testo evocativo – spiega –. In quelle sale e luoghi abbandonati l’uomo è passato e ora sono vuoti. Un po’ come la caffettiera piccola che fa un caffè solo, si chiama “egoista”». Il fotografo Listri non ha prodotto scatti di questa serie nelle Marche. «Le immagini che i visitatori vedranno – prosegue – non devono per forza essere legate a qualche palazzo marchigiano. Sono universali, parlano di tutti i luoghi belli in abbandono». Ambienti che, per quanto imperfetti agli occhi dei più, possono continuare a raccontare storie, «le stesse che danno poesia all’abbandono di questi luoghi».
L’arte, qualunque essa sia, è una forma di cura dell’anima.

E se si chiede a Sgarbi cosa rappresenta, inevitabilmente racconterà della sua proposta di legge «con cui nel 2015 i musei sono stati definiti servizi essenziali. Sono in polemica - aggiunge - con Franceschini per questo, il museo è come un luogo di cura». Chiuso però durante l’epidemia. E nei mesi scorsi Sgarbi non ha mancato di mostrarsi polemico anche con il ministro della sanità Speranza. «Dopo questa mostra, ripartirò da Raffaello – chiude il critico d’arte – poi a Civitanova porterò eventi dedicati a Dante e l’amore e Dante e Giotto». 

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