I Dik Dik in concerto a Civitanova: «La nostra musica non tramonta, tra 50 anni ci saremo ancora con i Beatles, Battisti e anche Mozart»

I Dik Dik in concerto a Civitanova: «La nostra musica non tramonta, tra 50 anni ci saremo ancora con i Beatles, Battisti e anche Mozart»
I Dik Dik in concerto a Civitanova: «La nostra musica non tramonta, tra 50 anni ci saremo ancora con i Beatles, Battisti e anche Mozart»
di Chiara Morini
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Giovedì 18 Agosto 2022, 06:20

CIVITANOVA - Sono considerati mostri sacri della musica italiana: i Dik Dik saranno oggi alle 21,15 in concerto a Civitanova Alta, in piazza della Libertà. La formazione attuale del gruppo è composta  da Pietro Montalbetti detto Pietruccio, Giancarlo Sbriziolo detto Lallo, Gaetano Rubino e Mauro Gazzola.


Pietruccio Montalbetti, chitarrista dei Dik Dik, cosa portate nei vostri concerti?
«Noi non siamo nostalgici, il nostro passato c’è, è là. I nostri concerti hanno un bello spirito, facciamo brani del nostro ultimo disco “Una vita d’avventura”, i nostri più grandi successi, e raccontiamo anche il nostro vissuto. Oggi siamo nella società dell’apparire, prima si viveva nella società dell’essere».

 
In che senso raccontate il vissuto?
«Prima di cantare le nostre canzoni raccontiamo qualcosa del periodo storico che abbiamo attraversato. Citiamo tre “big” della storia contemporanea: Nelson Mandela, Gandhi, Malcom X. Facendo “Blowing in the wind”, di Bob Dylan, parleremo di diseguaglianze, del non vedere. Una canzone attuale». 
Cosa può dire del nuovo disco? 
«La produzione è del nostro batterista, un album dove raccontiamo quello che volevamo fare. Io l’esploratore. Abbiamo formato i Dik Dik perché eravamo nello stesso quartiere di Milano. Una volta andai dagli altri e dissi che a gennaio e febbraio non ci sarei stato. Da quella volta ho preso il sacco e ho girato molti paesi e scalato montagne. Lallo voleva fare il tenore, Pepe il calciatore. Ricorderemo Pepe».
Il ricordo più bello della sua lunga carriera?
«L’amicizia con Lucio Battisti. A lui mi legano tanti ricordi, tra cui quello di uno dei miei fratelli che realizzava le sue copertine. Lucio venne a casa nostra al pranzo di Natale del ‘65 e da allora siamo rimasti amici. Poi è divenuto il nostro produttore esecutivo. Quando andavamo al Cantagiro, lo avevamo preso come autista per fargli guadagnare qualcosa. Ricordo anche che eravamo insieme un giorno, in stanza, lui non era molto conosciuto ancora. Gli ho dato la mia sciarpa per coprire un’imperfezione sul collo. E da allora è diventata una sua caratteristica».
Lo conoscevate da prima che diventasse famoso quindi?
«Molti dicono di averlo scoperto. Noi che lo abbiamo conosciuto prima non ci vantiamo di questo. Tra l’altro Lucio Battisti ha scritto anche “Il vento” e altri brani». 
Lei è anche scrittore… 
«Sì, ho pubblicato sei libri di cui uno dedicato a Battisti. In un altro che sta per uscire racconto un viaggio che facemmo insieme, con pochi soldi, sulla costa adriatica. In una pensione di una località della riviera romagnola ci raccontavamo i pensieri che facevamo da ragazzi. E poi di come, famoso, Lucio divenne il più amato in Italia, e di lui erano fan anche David Bowie e Paul McCartney».
Vi chiamano mostri sacri della musica, che ne pensa? 
«Niente in realtà. Noi non ci siamo mai tirati indietro, dobbiamo al pubblico il nostro successo. Non abbiamo intenzione di smettere».
Secondo lei i gruppi di oggi ci saranno fra 50 anni? 
«No.

Quello che gli manca è che la loro non è musica. Fra 50 anni ci saranno ancora i Beatles, Battisti, i Dik Dik e anche Mozart magari».

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