Civitanova Danza, “Utopia” del coreografo Emanuel Gat e la compagnia ŻfinMalta diretta da Paolo Mangiola: «Vivere in armonia, si può»

Civitanova Danza, Utopia del coreografo Emanuel Gat e la compagnia ŻfinMalta diretta da Paolo Mangiola: «Vivere in armonia, si può»
Civitanova Danza, “Utopia” del coreografo Emanuel Gat e la compagnia ŻfinMalta diretta da Paolo Mangiola: «Vivere in armonia, si può»
di Lucilla Niccolini
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Venerdì 7 Luglio 2023, 03:35 - Ultimo aggiornamento: 11:08
CIVITANOVA - Si apre con “Utopia”, la 30esima edizione di Civitanova Danza. Domani alle 21.30, al Teatro Annibal Caro va in scena, in prima italiana, lo spettacolo della Compagnia ZfinMalta, che vanta la direzione artistica del performer Paolo Mangiola.
Perché il titolo “Utopia”, Paolo Mangiola?
«È un messaggio: la danza può indicare una modalità, una soluzione per far convivere armoniosamente un gruppo di persone. Emanuel Gat, che firma la coreografia, suggerisce come la gioia della creazione, attraverso l’esercizio della trasmissione reciproca di valori estetici e di idee, possa realizzare, a teatro, l’utopia della fratellanza sociale».
Danza come metafora dei rapporti sociali?
«La sua è la giusta lettura di questo spettacolo, che rappresenta anche l’ideale che persegue la compagnia: quello di un metodo condiviso, in cui i danzatori non siano solo meri esecutori delle direttive del coreografo, ma anche ideatori di una rappresentazione. Ma c’è di più: Malta è un’isola, un luogo protetto, in cui facciamo cose che non si potrebbe fare altrove. Incarna essa stessa un’utopia».
Ed Emanuel Gat ha valorizzato la compagnia?
«Ha fatto un grandissimo lavoro, che però non sarebbe stato possibile qualche anno fa. La forza di questo spettacolo è nei danzatori, che lavorano con me da cinque anni. Hanno tutti una base classica, e hanno imparato a collaborare alla composizione di uno spettacolo, a dare movenze alle loro idee coreografiche. Poi, con Emanuel hanno messo in gioco tutti gli strumenti acquisiti. Per questo ritengo che “Utopia” non si sarebbe potuta realizzare con nessun’altra compagnia, proprio perché anche lui lavora con gli individui, sul materiale che emerge dal dialogo».
Vede questo suo incarico a Malta come un punto d’arrivo?
«Guai, se alla mia età mi sentissi “arrivato”. Quando, nel 2017, firmai il contratto con la ZfinMalta, ero il più giovane direttore artistico in Europa. Per me sono stati anni molto formativi, soprattutto perché ZfinMalta è un’istituzione nazionale, sostenuta dai contribuenti. E questo comporta una grossa responsabilità. Inoltre la danza contemporanea è un’arte recente, a Malta. La fiducia che mi è stata accordata dal ministro responsabile avrebbe spaventato chiunque. Ma viceversa mi ha permesso di prendermi rischi, che altrove non avrei osato affrontare».
Il segreto?
«Rifuggire dai repertori più consueti, e chiamare nomi meno conosciuti. Il metodo ha funzionato. Questa giovane compagnia è diventata un “modello” per le altre. E ora mi chiedono di rinnovare il contratto per altri tre anni».
La sua più grande soddisfazione?
«Malta, come si diceva, è un luogo protetto, dove abita l’utopia. Ha aspetti molto positivi, ma presenta anche difficoltà e lentezze tipiche del sud dell’Europa. Inoltre, quando sono arrivato, c’era da far crescere il pubblico. Per fortuna, ho potuto subito lavorare a uno spettacolo per la cerimonia di apertura, nel 2018, di Valletta Capitale europea della Cultura. È stato un lancio fantastico, che mi ha permesso di coltivare un pubblico giovane. E dalla trentina di spettatori delle prime esibizioni, ora arriviamo a contarne quasi cinquecento a ogni nuova performance».
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