Alberto Sordi, il medico di fiducia rivela: «Fino all'ultimo ha lottato per fare la seconda parte di Storia di un italiano»

Alberto Sordi, il medico di fiducia rivela: «Fino all'ultimo ha lottato per fare la seconda parte di Storia di un italiano»
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Mercoledì 3 Ottobre 2018, 13:22
“Il desiderio finale di Alberto Sordi, che è stato purtroppo da tutti dimenticato, era realizzare la seconda parte della Storia di un Italiano. Alberto Sordi ha lavorato fino agli ultimi giorni. In clinica, era ormai in condizioni gravi, stava al telefono con il musicista per programmare le musiche. Lui voleva realizzare la finale della storia degli italiani a completamento della prima parte”.

Lo rivela Luigi Baratta, medico di fiducia di Alberto Sordi, nel corso del programma tv Storie Italiane, condotto da Eleonora Daniele su Rai1, nella giornata della prima delle udienze conclusive del processo per l’eredità del grande attore romano. Sul dibattimento, che vede contrapposti i familiari, la fondazione e alcuni domestici di Alberto Sordi “una cosa mi preme dirla, avendo frequentato Sordi tanti anni e avendo avuto con lui un rapporto amichevole – ha aggiunto Baratta –.  Sicuramente non credo che la sua volontà fosse una situazione di questo genere”.

Secondo Baratta, infine: “Non c’è testamento che io sappia però lui prima di morire, pochi giorni prima, mi disse che era tranquillo perché aveva provveduto in maniera tale che la sorella non avrebbe avuto problemi per tutta la vita. Mi disse ‘io non ho avuto figli e vorrei ridare tutto quello che ho avuto a chi mi è stato vicino come pubblico’. Aveva tre desideri: gli anziani, fondazione per gli anziani; i giovani, doveva esserci una fondazione che serviva per aiutare giovani artigiani, giovani del cinema, giovani in attesa di lavoro; e la seconda parte della Storia di un Italiano”.

In studio, per la prima volta in televisione, è intervenuto anche il medico Rodolfo Porzio, per spiegare che “l’ultima volta che ho visto la signora Aurelia era il 5 settembre 2011. In genere andavo frequentemente, ho sempre fatto così. Dovevo tornare il 10 di ottobre e da allora è stata sbarrata la porta. Il motivo non lo sapevo e ho insistito. Addirittura è arrivata una diffida da parte dell’avvocato. Il perché non lo so. Forse disturbavo … non lo so. Non ho avuto più contatti, ho scritto lettere e raccomandate, tornate indietro con la firma di uno degli inservienti… Naturalmente di fronte a una diffida in cui c’è una lettera, scritta forse da Aurelia Sordi sotto dettatura, era doveroso dal punto di vista professionale abbandonare completamente”.
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