"Chimèra" della Compagnia 7-8 chili
Lo Sperimentale ospita l'anteprima

Un momento dello spettacolo
Un momento dello spettacolo
di ​Lucilla Niccolini
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Giovedì 18 Febbraio 2016, 19:53
ANCONA - Si apre il sipario, il 20 febbraio allo Sperimentale di Ancona, su "Chimèra", ammaliante titolo dell'ultimo lavoro della Compagnia 7-8 chili. E si chiude su Scena Contemporanea, la rassegna con cui Marche Teatro ha presentato nel capoluogo le più recenti produzioni, alcune delle quali di grande interesse e largo apprezzamento di pubblico e critica, in tournée in Italia e all'estero.
Già l'estate scorsa, a Polverigi, la Compagnia 7-8 chili aveva offerto agli spettatori di Inteatro una prova aperta del nuovo spettacolo, che domani ha il suo debutto assoluto (ore 20,45).
"Il feedback che abbiamo avuto in quella occasione ci ha permesso di mettere a punto alcuni particolari, valorizzare gli aspetti di più forte impatto sul pubblico". Valeria Colonnella, che con Davide Calvaresi e Giulia Capriotti è autrice dell'ideazione degli spettacoli e della messinscena, delinea il profilo di "Chimèra".

I corpi dei due protagonisti - Davide Calvaresi e Giulia Capriotti – dialogano in scena con riprese video. Come?
"Cerchiamo di dare valore drammaturgico ai rapporti tra persone, attraverso la sperimentazione di dispositivi tecnologici semplici, ma di forte impatto visivo, per intrecciare punti di vista diversi sulla storia raccontata. Per scoprirne un significato differente da quello immediato".

Può raccontarci questa storia a parole?
"Mentre il protagonista agisce azioni semplici, offriamo un punto di vista privilegiato allo spettatore, attraverso video che sullo sfondo ci mostrano quei gesti da angolazioni diverse, rivelandoci qualcosa in più, dandocene una chiave di lettura. Poi, il personaggio subisce condizionamenti fisici, diverse interazioni lo stringono, finché entra in relazione con un deuteragonista. Il rapporto che si instaura è una rivoluzione nel suo piccolo mondo, che lo induce a rinegoziare il rapporto del suo corpo con lo spazio, e con l'altro che si trova accanto".

Insomma, una parabola delle relazioni interpersonali...
"Una metafora, perché i personaggi non sono liberi, vivono il rapporto condizionati da situazioni esterne indipendenti da entrambi, in una dimensione onirica, surreale che ha poca attinenza con la realtà... Appunto, una metafora".

L'atmosfera onirica è dovuta alle proiezioni?
"Da sempre siamo spinti dalla nostra curiosità a sperimentare i video. Stavolta abbiamo ideato un altro punto di vista, la proiezione di sagome disegnate sul pavimento, che riprese dall'alto danno un'illusione di tridimensionalità".

Davide, la vostra compagnia compie dieci anni: un bilancio?
"Siamo orgogliosi di aver sempre lavorato a contatto col territorio, anche grazie alla concessione da parte del Comune di Offida di uno spazio, privilegio non scontato. Abbiamo sempre alternato produzioni con un lavoro costante di laboratori teatrali con bambini, disabili e con persone di particolare connotazione sociale. Ricordo solo, per fare un esempio, l'esperienza a Fabriano di "Io sono fragile". Questo ci ha aiutato a sviluppare un linguaggio che è insieme tecnologico negli strumenti e semplice, accessibile a tutti nel registro, ironico, leggero, non ermetico".

"Chimèra", perché?
"Per le illusioni ottiche, per questi individui labili e modificabili, in impalpabile trasformazione...".
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