Cesanelli e Nannipieri raccontano
il lavoro di selezione a Musicultura

Piero Cesanelli
Piero Cesanelli
di Stefano Fabrizi
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Giovedì 7 Aprile 2016, 21:06
RECANATI - Con un bilancio di 276 musicisti, 138 canzoni ascoltate, 3000 presenze complessive in sala al Teatro della Filarmonica di Macerata, 9 premi assegnati dal pubblico, 10 riconoscimenti della commissione d'ascolto, 1.614 minuti di diretta streaming e 9.261 spettatori, e le performance inedite di Enzo Gragnaniello, Zibba e Paolo Jannacci, si sono concluse con grande successo le Audizioni Live di Musicultura 2016. Ne parliamo con Piero Cesanelli, direttore artistico Musicultura, Ezio Nannipieri, vicepresidente del Festival.

Ma quanto e quale lavoro c'e' dietro questa prima importante fase del Concorso? 
Il lavoro d'ascolto è intenso e minuzioso, basti dire che i brani iscritti al concorso quest'anno erano quasi 1.500 e che per approfondire la conoscenza dei vari artisti - quasi tutti hanno infatti oramai abbondante materiale audio e video disseminato nel web - abbiamo ascoltato almeno altre cinquemila canzoni. Il criterio di selezione è quello che Musicultura adotta da sempre nell'analisi del materiale che riceve. Nessun genere è escluso ma, all'interno di ciascun filone, si cerca di individuare il tentativo più riuscito, sia dal punto di vista dell'originalità compositiva che della sensibilità artistica.

Avete riscontrato varietà di generi e di canzoni o qualche filone si è mostrato più battuto di altri?
Il bello di un concorso come quello di Musicultura è che chi partecipa ha in genere buona consapevolezza del contesto in cui viene a testare le proprie aspirazioni artistiche, quindi sa che qui sono le idee a contare, non il "genere" entro cui si manifestano. Ciò fa sì che la varietà stilistica delle proposte sia costitutiva del Dna del concorso.

Ci fa qualche esempio di cosa si è ascoltato alle audizioni?
Ad esempio ottime ballad, con un'attenzione particolare ai testi, a volte animati da influenze poetiche e letterarie, più spesso in cerca di un'aderenza stretta con la lingua parlata del quotidiano. Abbiamo riscontrato anche, specie in artisti provenienti dal sud, segnali di una riscoperta delle sonorità di vari strumenti tradizionali, ripensate in chiave non filologica, come nel tentativo di estrarre da esse nuovi colori espressivi. Uno spazio significativo, nel corso di queste ultime edizioni, l'ha conquistato il teatro canzone; non manca il rock, che visto dalle sponde del concorso appare in salute, nel senso che ha anticorpi per superare il déjà vù e rilanciare la posta. I suoni sintetizzati si abbinano spesso a progetti sperimentali, che cercano di ridisegnare e dilatare i confini della forma canzone… 

E della canzone d'autore più tradizionalmente intesa che cosa rimane?
Riferimenti e citazioni, spesso di buon, a volte di ottimo profilo. Paradossalmente sono l'hip hop e il rap - anch'essi ormai ben presenti al concorso - a guardare con più attenzione e rispetto alla canzone d'autore classica. Cercano lì una profondità ed una libertà espressive che alcuni cliché stilistici identificativi del genere non hanno fin qui consentito di esplorare fino in fondo. Sarà curioso nei prossimi anni seguire l'evoluzione stilistica dell'anima più autentica dell'hip hop e del rap, se il movimento non si avvita stilisticamente su se stesso intravedo lì grandi potenzialità. 

Come mai al contrario la discografia sembra ormai soffermarsi su altri aspetti della canzone?
Il cambiamento delle modalità di fruizione della musica ha eroso il terreno ed il potere della discografia, che non riuscendo a governare questo processo epocale di trasformazione tecnologica ha preferito giocare in difesa, investendo più nel marketing e nel repertorio già consolidato che nella ricerca e nell'innovazione. Il risultato è che al posto dell'artista e dell'opera c'è sempre più il "prodotto". Ma ciò allontana la canzone dal suo pubblico più vero, quello che lascia entrare una canzone nella sua vita solo se non è un surrogato.

E qui interviene e risolve tutto Musicultura?
Non scherziamo, magari fosse così semplice! Però è vero che proviamo ad ovviare all'assenza di spazi ufficiali che la discografia e aggiungerei la televisione non offrono più alla vera canzone, intente come sono a serializzare il serializzabile. In giro però, e lo prova anche il grande afflusso di appassionati alle audizioni, è pieno di gente curiosa, intellettualmente ed emotivamente vivace, che non si accontenta di canzoni confezionate come bamboline Barbie. Da questo punto di vista direi che l'arte popolare della canzone è tutt'altro che una specie rara a rischio di estinzione, e così sarà finché racconterà nelle sue mille sfumature e accenti il gioco della vita, il contrasto tra l'esistenza qual è e quale si vorrebbe che fosse. 

L'appuntamento con Musicultura è per domani al Teatro Persiani di Recanati con il concerto di presentazione dei 16 finalisti della XXVII edizione del Festival con RadioUno Rai e l'atteso padrino Luca Barbarossa. 
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